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Agnelli: «Si vince con il lavoro di tutti i giorni»

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Agnelli: «Si vince con il lavoro di tutti i giorni»
Agnelli: «Si vince con il lavoro di tutti i giorni»
Agnelli: «Si vince con il lavoro di tutti i giorni»

«La Juventus non vincerà grazie alla sua storia, ma grazie al lavoro di ogni giorno». Al termine dell’Assemblea degli Azionisti i temi trattati in conferenza stampa da Andrea Agnelli sono diversi e tutti di importanza cruciale, ma, restringendo il campo all’aspetto sportivo, il messaggio più significativo è probabilmente questo: non ci si può sedere sugli allori. «Forse quando si vince è più difficile mettersi in discussione - sottolinea il Presidente - e si è portati a pensare che tutto quanto facciamo sia giusto. E’ giusto invece guardarsi negli occhi e ricordare che non si vince grazie alla storia, ma al lavoro quotidiano».

E vincere ancora, per il terzo anno consecutivo sarà ancora più difficile: «Ci sarà un motivo se la Juventus, dagli anni trenta in poi, non ha mai vinto tre scudetti di fila. Se ci riuscissimo riscriveremmo la storia stessa di questa società».

Non sarà semplice, ma le possibilità ci sono: «La stagione è iniziata da due mesi, abbiamo già portato a casa un trofeo, siamo secondi in campionato e ancora in corsa per qualificarci in Champions League. Un pareggio a Madrid non avrebbe cambiato molto rispetto alla sconfitta. Contro il Real ci sono state un paio di ingenuità da parte nostra e queste a livello europeo e a Madrid in particolare non sono ammesse».

Il gap tecnico con il Real Madrid non è certo sembrato insormontabile, anzi, ma livello economico la distanza tra il calcio italiano e quello europeo è ancora notevole e per colmarla si dovranno adottare riforme incisive. Intanto sarà fondamentale adottare «un metodo di lavoro aperto e trasparente, che permetta ai tesserati di portare proposte e di valutarle con serenità. L’obiettivo di tutti è massimizzare i ricavi della vendita dei diritti televisivi in Italia e all’estero, ma anche fare in modo che questa voce sia sempre meno decisiva rispetto ad altre fonti di guadagno».

E la Juventus sta operando in questo senso, come dimostra l’accordo con Adidas annunciato ieri: «Abbiamo ancora un anno e mezzo di rapporto con Nike e ci teniamo molto perché ci sono diverse attività da sviluppare - sottolinea il Presidente - Abbiamo quindi trovato in Adidas il player successivo e ne sono felice e orgoglioso. Si tratta di cifre importanti, certo, ma non dobbiamo guardare solo al mercato italiano. Proprio oggi circolano indiscrezioni di un accordo tra Nike e una delle principali squadre europee del valore di 70 milioni di Euro annui. A questo dobbiamo guardare, non a chi guadagna di più nel nostro paese».

Il riferimento europeo vale anche per i ricavi da stadio: «La Juventus deve competere con Real Madrid, Bayern o Chelsea, ma faccio più fatica a mettere in competizione Torino con Madrid, Monaco o Londra, per quanto riguarda i dati demografici e i flussi turistici. I prezzi che si possono permettere questi club per i posti allo stadio sono molto diversi dai nostri: il nostro abbonamento più caro vale 10.000 Euro annui, contro i 100.000 di uno al Bernabeu. In questo momento non possiamo permetterci di alzare i prezzi: prendiamo ad esempio San Siro, la scala del calcio, dove un accesso stagionale al terzo anello costa 300 Euro. Rispetto allo Stadium è obsoleto e per noi alzare il prezzo al nostro primo anello sarebbe più semplice, ma ci vuole omogeneità»

«La Lega deve ambire a far crescere la competizione all’interno del sistema - conclude Agnelli -Se si guarda alla crescita del sistema calcio inglese o tedesco si vede che questo ha permesso una crescita delle società medio piccole, che non è andata a discapito dei top club, tanto è vero che dei club non di prima fascia hanno potuto acquistare dei Nazionali italiani. Anche noi dobbiamo ipotizzare un Sassuolo che possa permettersi di spendere 15 o 20 milioni di Euro per un Nazionale inglese o tedesco. Se arrivassero giocatori di questa qualità anche in realtà medio-piccole, crescerebbe il livello del prodotto calcio. Stimo il presidente della Lega e lo conosco fin da quando lavorava in Fiat, ma oggi serve un presidente di rappresentanza e un amministratore delegato che gestisca la Lega stessa».

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