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Conte: «Aria da Derby»

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Conte: «Aria da Derby»
Conte: «Aria da Derby»
Conte: «Aria da Derby»

«Non contano il monte ingaggi, la classifica, il valore della rosa... Può succedere di tutto». Non si potrebbe spiegare meglio di così cosa significa il Derby di Torino. E Antonio Conte lo sa bene, perché non solo ne ha vinti due da allenatore, ma ne ha vissuti tanti da giocatore e ancora li ricorda perfettamente: «Non dimenticherò mai l’anno in cui vincemmo lo scudetto, il Toro retrocesse e noi perdemmo i due Derby. Oltre ai valori tecnici in partite del genere servono concentrazione, rabbia e cattiveria agonistica. In queste sfide conta forse più la voglia di prevalere sull’avversario che i valori tecnici».

Come ogni volta che Juve e Toro si devono affrontare, in città si respira un’atmosfera particolare: «Sono un torinese d’adozione e sento l’aria da Derby. Ho tanti amici del Toro, con i quali c’è grandissimo rispetto, ma anche una sana rivalità calcistica. Granata in famiglia? No, in casa tutti tifano Juve. A dire il vero mia moglie ha scoperto il calcio solo dopo avermi conosciuto. Ora però mi ritrovo anche un suocero che mi dà consigli...»

Chissà che non ne arrivi qualcuno su come fermare il capocannoniere del campionato, Cerci, a quota cinque reti: «I granata hanno ottimi giocatori, cito Cerci e Immobile, ma ce ne sono anche tanti altri. La nostra città ha la fortuna di poter sfoggiare due squadre gloriose e abbiamo grande rispetto per il Toro e per l’ambiente granata. Lo avevamo anche lo scorso anno, quando aveva un sistema di gioco differente, ma che mi piaceva molto, visto che adottandolo avevo vinto anche due campionati di B. Se Ventura, che è un bravissimo tecnico, ha deciso di cambiare modulo avrà avuto le sue ragioni. Se ci affronterà a viso aperto? Non ne sono così sicuro. Le avversarie di solito si snaturano quando ci incontrano, per non farci giocare e limitare i danni. Ecco perché continuo a dire che per noi sarà molto difficile ripeterci quest’anno». Nelle ultime gare la Juve si è trovata a dover inseguire, ma certo l’approccio alle partite non è stato sbagliato: «Se vediamo le statistiche, abbiamo tenuto il possesso palla al 70% e gli avversari hanno tirato in porta due volte. I dati non parlano certo di una Juventus disastrosa, ma si deve migliorare e per farlo dobbiamo posare la lente d’ingrandimento sui particolari. Così come invitavo alla calma quando si parlava di Juve stratosferica, faccio altrettanto ora adesso quando sento parlare di una Juve che fa fatica. Aver vinto per due anni consecutivi in maniera netta ha portato delle certezze alla squadra. Tutti i giocatori sono cresciuti a livello qualitativo, tattico e fisico. Dopo due anni di vittorie però è inevitabile che si possa iniziare a pensare che le partite si vinceranno comunque e che quindi ci sia meno attenzione e un approccio meno feroce rispetto a prima. Io però sono sereno perché ho ottimi uomini oltre che bravi calciatori e mi confronto con persone che non si fanno abbagliare dalle vittorie conseguite. Anzi, sono loro i primi a fare autocritica».

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