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Conte: «Il fascino della vittoria»

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Conte: «Il fascino della vittoria»
Conte: «Il fascino della vittoria»
Conte: «Il fascino della vittoria»

7 aprile 2012: la Juventus batte fuori casa il Palermo, scavalca il Milan e agguanta la testa della classifica. Da allora sono passate 45 partite di campionato, sono arrivati due scudetti e i bianconeri, dalla vetta, non si sono più schiodati. Ed è proprio dal desiderio di rimanere primi che parte Antonio Conte per spronare i suoi in vista dell’esordio, sabato sera, contro la Sampdoria: «Confido nella voglia dei miei ragazzi di rimanere lassù - confessa il tecnico alla vigilia della sfida - e l’unico modo per farlo è ottenere i tre punti. L’anno scorso abbiamo perso all’andata e al ritorno e mi auguro che domani vada diversamente. Affrontiamo un’ottima squadra composta da elementi giovani e alla guida c’è un maestro come Delio Rossi, uomo di poca visibilità ma tanti fatti. Troveremo delle difficoltà, ma preme a tutti partire nel migliore dei modi».

La squadra non può essere ancora al topo della condizione, ma intanto è già riuscita a centrare il primo obiettivo stagionale, strappando a suon di gol la Supercoppa alla Lazio: «Sarei molto preoccupato se stessimo bene fisicamente in questo periodo. Vorrebbe dire che non avremmo lavorato tanto, pensando solo a partire forte. Ora nessuna squadra può essere al 100% fisicamente e contro la Lazio è pesato sicuramente lo schierare dieci undicesimi della formazione dell’anno scorso, quindi con conoscenze tattiche radicate. Questo, unito alla voglia e alla determinazione dei calciatori, ha aiutato e permesso di mettere in bacheca il primo trofeo. Ora abbiamo davanti la prima tappa di un lungo percorso. E’ stato bello vincere la Supercoppa, perché in due anni, su sette trofei a disposizione, ne abbiamo vinti quattro. Numeri mostruosi, considerando che a inizio progetto avremmo dovuto provare quest’anno a competere per lo scudetto. Sarebbe storico finire con un altro titolo, ma so che sarà difficile e me lo dice anche la mia esperienza da calciatore. Dovremo essere tutti bravi società, giocatore, staff, tifosi, a rimanere uniti senza dare nulla per scontato». I bianconeri, a detta di tutti, sono i favoriti per la vittoria finale. Un ruolo che Conte accetta, ma con doverose precisazioni: «Le griglie di partenza non contano nulla: molti si sono attrezzati spendendo ben di più rispetto a noi, cosa accaduta anche negli anni scorsi. Eppure, nonostante tutto, sento dire che il divario tra la Juve e le avversarie è aumentato. Allora mi chiedo: quando avremo più budget cosa accadrà? Ci darete direttamente la Coppa Intercontinentale? La verità è che la Juventus non si può sottrarre al ruolo di favorita, perché abbiamo vinto lo scudetto. Quello stesso ruolo, per lo stesso motivo, lo avevamo lo scorso anno e siamo stati bravi a dimostrarci i più forti. Due anni fa però non eravamo noi i favoriti, ma abbiamo vinto, dimostrando sul campo di meritare lo scudetto . E’ quanto dovremo fare quest’anno, sapendo che non sarà per niente facile».

Provare il proprio valore sul campo: ecco la perfetta sintesi di quella che si definisce “mentalità vincente”. Una mentalità che si acquisisce solo in un modo: «Vincendo - ribadisce Conte - Perché voltandoti e vedendo il percorso che hai fatto per arrivare al successo, provi sensazioni uniche, che ti ripagano dei sacrifici. Chi vince vorrebbe farlo sempre e noi dovremo sempre avere il desiderio di riprovare le sensazioni di questi anni. Teniamo in mente cosa abbiamo provato e questo ci darà la spinta per cercare di provare di nuovo queste gioie».

La Juve è attrezzata per vivere un’altra stagione da protagonista e l’eventuale abbondanza di campioni non spaventa certo il tecnico. Anzi, dover fare a meno di Marchisio in questo periodo, pur avendo ampie possibilità di scelta, è una rinuncia dolorosa: «Mancherà alla squadra e a me, perché è un giocatore importante che insieme agli altri mi ha reso un tecnico vincente. Io voglio sempre tutti a disposizione: nel nostro percorso di crescita arriverà il momento in cui dovrò scegliere, sapendo che in panchina avrà giocatori di spessore, ma del resto vedo Barcellona-Levante, dove gioca Messi e Neymar entra a dieci minuti dalla fine. O il Bayern, in cui non gioca Robben non gioca e Thiago Alcantara entra a venti dalla fine... Fossero questi i problemi...».

Se l’abbondanza non è un problema, men che mono lo è il modulo, nonostante si senta spesso parlare di un possibile cambio di assetto tattico: «Comincio a pensare che siano le avversari o i giornalisti a volerlo. A volte mi chiedo: ma come? Con questo modulo vinco e devo cambiare? E perché? Giuro, non ho una risposta, ma appena la troverò la saprete», sorride il tecnico rivolto ai giornalisti.

I sorrisi spariscono quando si parla di un tema spinoso come il razzismo negli stadi: «Tutto il movimento si deve ribellare di fronte a qualsiasi episodio violento o atto di intolleranza da parte dei tifosi. Per primi i media non dovrebbero dare loro importanza, dando voce ad atti vili e violenti. Ci sono cori razzisti? Bene, si chiude la curva, qualsiasi curva, e non se ne parla. Dopo una, due, tre volte, ci penseranno molto bene a ripetere certi gesti»conclude Conte.

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