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Work hard, play hard

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Work hard, play hard
Work hard, play hard
Work hard, play hard

Conte sarà anche un “martello”, come amano definirlo i media, ma sa perfettamente quando ai suoi uomini va concesso anche un po’ di svago. Alternare al sudore qualche sorriso è fondamentale, non solo per affrontare il duro lavoro con uno spirito più leggero, ma anche per cementare il gruppo. E l’allenamento di questa mattina è la perfetta applicazione di tale filosofia.

La terza giornata dei bianconeri a Palo Alto è iniziata con una buona mezz’ora di palestra. La squadra ha raggiunto il Cagan Stadium intorno alle 10.30 e ha iniziato il lavoro sul campo con un riscaldamento tecnico, a base di scambi in velocità tra le sagome. E’ stata poi la volta del torello, utilissimo per allenare reattività e tecnica, ma anche tricipiti e pettorali, visto che, quando venivano completati dieci passaggi consecutivi, i giocatori che non erano riusciti a recuperare il pallone dovevano pagare pegno con una serie di piegamenti sulle braccia.

Velocità di reazione e rapidità di movimento sono stati la base anche della successiva parte della seduta, con i giocatori con la pettorina verde impegnati a inseguire e “catturare” quelli in maglia gialla, costretti a loro volta a scappare dall’assillante marcatura.

E mentre correvano per il campo, ai bianconeri è scappato più di un sorriso: l’esercizio del resto era decisamente divertente, così come la breve “crossbar challenge”, per dirla all’americana, che ha visto i bianconeri tentare di centrare la traversa da metà campo. Lo svago non è durato più di un quarto d’ora, ma è stato sicuramente prezioso per i giocatori, specie visto che, terminato il momento ludico, ad attenderli c’erano le massacranti ripetute: chi le aveva già sostenute a Chatillon ha affrontato “solo” le serie sui 100, 80 e 50 metri, mentre ai Nazionali, che hanno iniziato da poco la preparazione, è stato servito il menù più ricco, con le corse sui 300 metri a farla da padrone.

Inevitabile che, a fine seduta, i sorrisi abbiano lasciato il posto a smorfie di fatica. Ma per costruire una squadra vincente servono entrambi.

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