cb131b12-1e62-413c-b765-b5618c70f030.jpg

Agnelli: «Una stagione straordinaria»

SHARE
Agnelli: «Una stagione straordinaria»
Agnelli: «Una stagione straordinaria»
Agnelli: «Una stagione straordinaria»

La stagione della Juventus è stata lunga ed esaltante e ora che è giunta al termine è Andrea Agnelli a tirarne le somme. Il Presidente incontra i giornalisti allo Juventus Stadium, dove poco più di due settimane fa la squadra ha alzato il trofeo del 33° scudetto e mostrato ai tifosi la Coppa Italia conquistata a Roma. Due successi che l'amarezza per la finale dei Champions persa contro il Barcellona non può certo offuscare: «Abbiamo chiuso un anno che ci rende estremamente orgogliosi – esordisce Agnelli - Usciamo con delle sensazioni miste dalla partita di Berlino. È chiaro che una finale di Champions si gioca per vincere, come qualsiasi partita, ma credo che questa partita ci dica che la nostra dimensione europea sia tornata ad essere quella che tutti auspicavamo. È vero, oggi abbiamo il maggior numero di finali perse, ma intanto ci siamo arrivati e non è per la gara dell'altro ieri che ci si deve rammaricare. Ce ne sono state altre, come quella di Manchester, quella di Atene, quella di Monaco, che ci hanno lasciato l'amaro in bocca, mentre la prestazione della squadra a Berlino penso sia un ottimo punto di partenza per il futuro».

«Siamo arrivati a questa sfida dopo un percorso importante – continua il Presidente – La gara di Dortmund e la semifinale con il Real Madrid sono state le svolte della stagione e ci hanno permesso di affrontare il Barcellona a viso aperto: abbiamo preso gol dopo quattro minuti, saremmo potuti crollare e invece ci siamo rialzati, abbiamo pareggiato, giocato 20 minuti esaltanti e avremmo potuto vincere. Tutto questo ci dà consapevolezza, anche se non dobbiamo pensare che, siccome la prossima finale di Champions sarà a Milano, e Milano è vicina, ci arriveremo sicuramente. Ci proveremo, ma ogni anno le finaliste cambiano e farcela è durissima. Piuttosto vorrei che vivessimo un group stage più sereno, con la qualificazione agli ottavi raggiunta già alla quarta o quinta giornata. Per andare avanti poi servirà avere la giusta condizione e un po' di fortuna nei sorteggi: due anni fa agli ottavi si dovettero affrontare Real Madrid e Manchester United, entrambe candidate alla finale. Una delle due però dovette uscire...».

Chiusa l'inevitabile parentesi sulla finale di Champions, Agnelli ribadisce l'orgoglio per i successi ottenuti: «Abbiamo vinto la decima Coppa Italia e il trentatreesimo scudetto, è stata una stagione stra-or-di-na-ria – sillaba il Presidente - per al quale non posso che ringraziare la parte della società gestita da Giuseppe Marotta, Fabio Paratici e Pavel Nedved. La scorsa estate, in due giorni, hanno dimostrato tutta la loro professionalità e calma nel trovare una soluzione che ci permettesse di continuare il percorso intrapreso qualche anno prima e il 16 luglio presentavamo il nuovo allenatore, Max Allegri. Devo ringraziarlo per il coraggio dimostrato nell'accettare la Juve in quel momento storico, in cui la guida tecnica era sottoposta a una pressione enorme. Con il suo modo di essere, si è inserito in punta di piedi nei nostri meccanismi, è riuscito a far crescere ulteriormente la squadra e i risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti».

Il ringraziamento del Presidente si estende quindi alle altre componenti della società, «quella guidata dall'amministratore delegato e Chief Financial Officer Aldo Mazzia, cui fanno capo tutti i servizi, la direzione Real Estate e lo sviluppo dell'area della Continassa, che dovrebbe essere inaugurata tra tre anni e che ci permetterà di creare in questa zona un mondo Juventus e a Vinovo una vera Academy. E poi l'area guidata dal Chief Revenue Officer, Francesco Calvo, cui fanno capo tutti i settori che devono generare ricavi e sono quotidianamente impegnate in attività che ci hanno permesso di fare il salto di qualità. Solitamente, quando si pensa a un club calcistico, si distingue tra società, allenatore e squadra, come se si trattasse di tre entità distinte. Alla Juventus invece sono un tutt'uno, dove tutti sono utili e nessuno è indispensabile. Questo ha fatto la differenza e il lavoro svolto fino ad oggi, con il pieno supporto di mio cugino John, ci ha permesso di raggiungere, nella stagione 2013/14 un fatturato di 315 milioni di Euro che ci permette di affrontare le grandi potenze europee sul campo. Il punto è saper gestire bene questa “potenza di fuoco”».

Finora la Juve ci è riuscita egregiamente, vivendo un'altra stagione di successo: «Non la si può considerare tale in base al numero di coppe alzate, ma piuttosto se si arriva a primavera ad essere competitivi su tutti i fronti – spiega ancora il Presidente -Certo, l'obiettivo è vincere ogni competizione a cui partecipiamo, è il nostro DNA e non verrà mai meno, ma quando giudico il l'operato di chi lavora per la Juve devo fare valutazioni diverse, come ad esempio il raggiungimento degli obiettivi del piano industriale. E finora è stato fatto un lavoro eccellente, con l'accordo con adidas, il rinnovo di quello con Jeep e il più recente, su base regionale, stretto in Messico con Tecate. Il mio privilegio è guidare un vero e proprio gruppo di leader e ringrazio tutti gli uomini e tutte le donne della Juve che ci hanno permesso di raggiungere questi risultati e che da ieri sono al lavoro per continuare a raggiungere nuovi successi».

L'attenzione si sposta quindi sulla politica sportiva che vede Agnelli e la Juventus confrontarsi con realtà diverse. Quella europea da un lato, quella italiana dall'altro: «Sarà per il quarto anno consigliere dell'ECA, presieduta da Karl Heinze Rumenigge, dove ho avuto la possibilità di condividere le realtà delle squadre europee di prima, seconda, terza e quarta fascia. Realtà che meritano tutte attenzione e con le quali si lavora per lo sviluppo del calcio in tutte le sue dimensioni. C'è poi l'Uefa, gestita da Platini e Infantino, dove sono membro del Club Competition Committee, e con cui il rapporto è ottimo. Ecco, quello che ECA rappresenta nei confronti di Uefa, dovrebbe accadere anche a livello nazionale tra Lega e Federazione, che dovrebbe avere una visione di stampo sportivo. Le associazioni dei club devono essere in mano agli imprenditori, le associazioni istituzionali devono essere gestite dai calciatori che conoscono meglio le problematiche. Innanzi tutto in Italia mancano gli impianti sportivi, quindi un progetto vero. Si discute di riforma dei campionati ma qual è il ruolo della Lega Pro, della Serie B o della Serie A nel sistema? E quale quello del settore tecnico? Io non lo vedo e invece ne servirebbe uno a medio, lungo termine. In Lega, abbiamo deciso, votando all'unanimità di investire 400.000 Euro nella goal line tecnology, per risolvere due, tre casi all'anno e ancora non sappiamo esattamente cos'è accaduto durante il Derby. Qui allo Juventus Stadium, con la metà dell'investimento, abbiamo installato le telecamere Panomera, che registrano in tempo reale cosa accade allo stadio, garantendo sicurezza e tempestività di intervento delle forze preposte. Questo mi lascia perplesso sulle nostre priorità».

Potrebbe Interessarti Anche