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Rugani: «Juve, quello che volevo»

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Rugani: «Juve, quello che volevo»
Rugani: «Juve, quello che volevo»
Rugani: «Juve, quello che volevo»

La Juve nel destino. Daniele Rugani è nato bianconero, «è stato mio padre a trasmettermi la passione», per i nostri colori ha gioito «ricordo tutti i festeggiamenti per le vittorie», ha giocato, con la Primavera, ed è pronto a difenderli e a coronare il suo sogno, «essere qui è quello che volevo. Sono felice di essere tornato e di giocarmela senza timori nonostante la giovane età».

Il talento e la personalità per affermarsi anche tra mostri sacri come Barzagli, Bonucci e Chiellini non gli manca. Soprattutto non gli manca il giusto atteggiamento: quello di chi sa di giocarsi una grande chance e vuole sfruttarla. «Prendo spunto e cerco di imparare da chiunque, che siano campioni o no – spiega il difensore durante la conferenza stampa di presentazione tenuta a Vinovo - Qui ce ne sono molti e potrò imparare molto da chi gioca nel mio ruolo. A Bonucci invidio la personalità e la tranquillità, a Chiellini la cattiveria agonistica, l'aggressività e a Barzagli l'attenzione che mette sempre in campo. Penso di essere un giocatore abbastanza duttile, posso adattarmi a giocare a 4 o a 3, sia sul centro destra che sul centro sinistra. Devo migliorare con il piede debole, ma sono a disposizione per qualunque posizione il mister voglia farmi occupare».

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Lo scorso anno, con l'Empoli, Daniele ha vissuto una stagione straordinaria, coronata da 38 presenze e nessun cartellino giallo, un dato non banale per un difensore: «Credo sia stato un anno particolare che difficilmente si ripeterà. Forse fa parte del mio modo di giocare l'essere poco impulsivo. Sono tranquillo nel rapportarmi con gli avversari e con gli arbitri, ma se c'è da essere duro negli interventi non mi tiro indietro. Sarri è stato fondamentale nella mia crescita. Un allenatore molto bravo tatticamente, mi ha dato basi importanti che mi rimarranno per sempre. È carismatico, sa caricarti e mandarti in campo con la giusta determinazione, ma quando c'è da aiutare e tranquillizzare un ragazzo è in grado di farlo».

Certo, ora le sfide, rispetto a quelle affrontate in Toscana, si fanno più difficili e delicate, basti pensare alla Champions League: «Sognavo fin da bambino di raggiungere una competizione del genere e sono motivato al massimo per dimostrare di poterci stare. La Nazionale? Sarà un anno importante e spero di meritarmi la convocazione. Devo continuare a pedalare, senza sentirmi arrivato, perché fare un passo indietro è un attimo».

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