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Una panchina a Torino

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Una panchina a Torino
Una panchina a Torino
Una panchina a Torino

Un giro di orologio, in cui le ore sono decenni, ci accompagna attraverso una storia unica, nata per gioco, su una panchina, tanto tempo fa...

LA PRIMA ORA (1897-1906)

Cari ragazzi, vi ricordate di me? Ci vedevamo praticamente tutti i giorni quando uscivate da scuola e posavate i libri su di me per estrarre i vostri sogni.

Ero posizionata non distante dal vostro liceo, il d’Azeglio, giusto di fronte alla pasticceria verso quello che allora si chiamava corso Duca di Genova. Ero la vostra panchina preferita.

Spesso mi tornano alla mente quei pomeriggi d’autunno in cui la fantasia volava più alta della Mole.

Se la storia fosse un orologio, ricordo come se fosse oggi il primo secondo, il giorno in cui Enrico arrivò con quella strana sfera di cuoio. Non ne avevo mai vista una, ma me ne innamorai subito.

I lacci, le impunture e quell’odore intenso e coinvolgente. Riempiva l’aria e i desideri.La pagaste con una colletta, 12 lire. La portavate in piazza d’Armi, dove avevate visto quegli stranieri che ne prendevano a calci una simile. Se pioveva assorbiva acqua come un otre e diventava di piombo, se per caso qualche temerario la colpiva di testa dalla parte dei lacci, rimaneva marchiato in fronte per giorni. Eppure capii subito che quell’oggetto sarebbe diventato una propaggine del cuore.

Non potevate rendervene conto, e io ancora oggi fatico, ma stavate dando vita a una delle passioni, degli affetti, delle fedi più longeve. L’amore per la Juve.

Vi chiamavate presidenti, Eugenio ed Enrico, ma senza spocchia, forse neppure sospettando che sareste passati alla storia. E allora, vi racconto io cosa sarebbe successo da quei pomeriggi del novembre 1897. Esattamente 120 anni fa, la vostra, la nostra prima ora.

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