Agnelli: «Al calcio serve un rinnovamento radicale»

“L'impatto economico dello sport in Italia. Verso il bilancio consolidato”: è questo il titolo del convegno, tenutosi oggi alla Camera dei Deputati, cui ha preso parte il presidente Andrea Agnelli, insieme a Francesco Boccia, presidente commissione Bilancio, e Giovanni Malagò, presidente del Coni.

«E' importante raggiungere un livello di armonizzazione fiscale con i maggiori competitor internazionali – ha sottolineato Agnelli - Questa dovrebbe essere la direzione per un principio di lealtà competitiva ad alto livello».

«Il grosso del nostro bilancio è un contributo diretto allo stato – ha proseguito il Presidente - ma si deve avere la consapevolezza che un periodo storico come quello attuale, non è il momento di discutere di sgravi. Piuttosto ci si deve chiedere come far crescere il sistema calcio. Il valore complessivo della serie A è circa di un miliardo e 700.000 Euro di fatturato, ma con il sostegno delle istituzioni politiche e i vertici dello sport, dovremo cercare di portarlo a 3.400.000».

Il calcio ha bisogno di interventi mirati e Agnelli li indica con chiarezza: «Servono nuovi impianti sportivi e l'auspicio è che nei prossimi anni, con una facilitazione dell'iter amministrativo, ci sia un fiorire di queste strutture. Abbiamo poi una valanga di norme e forse, vista l'importanza dello sport nel sistema economico italiano, un testo unico dello sport potrebbe aiutare. Una governance diversa sarebbe quindi essenziale. Critichiamo la legge Melandri con eccessiva semplicità, perché è giusta per le varie Federazioni, ma forse si dovrebbe riconoscere la specificità di alcuni sport. Infine la tutela dei marchi, perché le grandi società sportive soffrono oltremodo delle contraffazioni. Non è però questo il momento più adatto per parlarne, perché siamo nel pieno di una crisi politica: il gesto di Abete e Prandelli è corretto, ma li smarca nel momento del bisogno. Avevamo già previsto un'assemblea per l'11 agosto, un'assemblea tecnica, di servizio, che aveva in programma alcune modifiche statutarie. Trasformarla ora in un'assemblea elettiva, lo trovo un gesto irresponsabile. Il grosso del dibattito ora si è spostato non su cosa c'è da fare, ma su chi è la persona che dovrà fare. Sicuramente non serve un traghettatore, quindi l'identikit è quello di una persona che ci possa portare in un'altra dimensione. Io siedo nel Competitions Committee dell'Uefa e nell'Execitve Board dell'Eca, dove abbiamo la direzione di due grandi ex calciatori, Platini e Rumenigge. Quando uno di loro entra in una stanza in cui si parla di calcio, la gente si alza in piedi perché ne riconosce l'autorevolezza. Io auspico che ci sia quanto più consenso possibile verso una persona di grande spinta riformista, perché il calcio ha bisogno di un rinnovamento radicale e profondo».

Il calcio deve cambiare e crescere e altrettanto deve accadere nelle altre discipline sportive. L'esempio portato dalla Juventus, può indicare la via anche alle istituzioni che devono occuparsene: «La Juventus ha costruito uno stadio che rappresenta la continuità a livello dirigenziale e per realizzare il quale ha dovuto aspettare dal '94 al 2011 e questo è uno scandalo. Dopo averlo inaugurato ci siamo chiesti cos'altro avremmo potuto fare e abbiamo creato il Museo. Non ci siamo fermati, realizzando il J-College a Vinovo che permette agli atleti delle nostre Giovanili di conseguire la maturità, perché lo sport dev'essere accompagnato dai libri. Infine, accanto allo stadio, nell'Area della Continassa, trasferiremo la sede sociale, i campi di allenamento della Prima Squadra, ma anche hotel, un concept store, un cinema multisala e residenze private, che completeranno il percorso di riqualificazione urbana della zona, creando nuovi posti di lavoro. Tutto questo rappresenta un investimento importante di circa 340 milioni di Euro, ma la Juventus non è una Onlus. Siamo impegnati in attività sociali, come “Un calcio al razzismo” e “Gioca con me” delle quali andiamo orgogliosi e che abbiamo presentato a Parigi nella sede dell'Unesco, ma il nostro fine ultimo è mettere la squadra nelle migliori condizioni possibili per esprimersi. Questo però è possibile fissando degli obiettivi chiari, concreti e sforzandosi di raggiungerli, uno per volta».