Che beffa a Marassi

E' tremendamente difficile descrivere una partita come quella di Genova. Perché alla fine tutto passa in secondo piano di fronte ad un unico momento, che sembrava il più insignificante e che si rivela invece decisivo: quello che, quando la gara era praticamente terminata in parità, con un bel po' di rammarico per una Juve che aveva meritato il successo, consegna sui piedi di Antonini il pallone decisivo, a 30 secondi dalla fine del recupero. Ecco, di fronte a un episodio del genere si azzera tutto, si resetta la memoria, come se la partita non si fosse giocata.

E invece fare uno sforzo e guardare quanto era accaduto prima, per capire che i bianconeri tornano a casa senza punti, ma certo non sconfitti e perché la serata aveva offerto temi intriganti, a cominciare dall'ovazione di tutto lo stadio per il mito, Buffon, che raggiunge 500 presenze con la Juve. Dall'altra parte, oltre all'erede Perin, c'è Mandragora, capitano della Primavera rossoblu ed esordiente assoluto in serie A. Il confronto generazionale è sfizioso e volendo riflette quanto le due squadre cercano di mettere in campo: da un lato la ricerca di un gioco maturo e ragionato, fatto di possesso palla e qualità. Dall'altro l'agonismo spavaldo e la freschezza atletica come principio ispiratore. Come sempre i rossoblu a Marassi trovano energie supplementari e i bianconeri, forse più che in ogni altra partita di questa stagione, devono accelerare la manovra. Dire che subiscano il ritmo dei padroni di casa sarebbe eccessivo, perché anche i Campioni d'Italia non scherzano quanto ad aggressività, ma il pressing feroce degli avversari li costringe a velocizzare le giocate, a scapito della precisione.

Quando i palloni arrivano sui piedi però, come quello servito da Pogba a Tevez al 22', ecco le emozioni: sul diagonale dell'Apache, potente e ben indirizzato, Perin si conferma portiere di sicuro avvenire e ribatte. Passano tre minuti e si mette in luce Llorente, che riceve in area da Asamoah, difende il pallone, si gira in un fazzoletto e calcia sul primo palo, colpendolo in pieno. Ci prova anche Pogba, liberandosi di forza e sparando una sventola da fuori area che termina lontano dai pali. Più passano i minuti insomma, più il Genoa rallenta la corsa e la Juve detta i tempi del gioco, prendendo possesso della metà campo rossoblu.

Il riposo giova ai liguri, che iniziano la ripresa con la verve dei primi minuti di gara. Le azioni tornano a farsi confuse e in casi de genere sfruttare i calci piazzati può essere la chiave dell'incontro. La Juve quasi ci riesce con l'angolo di Tevez e il colpo di testa di Bonucci che manca di poco l'incrocio dei pali. Il difensore, come contro il Palermo, gioca sul centro destra, lasciando Ogbonna in mezzo e spartendosi i compiti di regia con Marchisio: impostare l'azione però, un po' per le condizioni del campo, un po' per i meriti del Genoa, è tutt'altro che banale.

Buffon comunque non deve praticamente mai sporcarsi i guantoni, se non al 18', quando alza sulla traversa un tiro dalla distanza di Marchese. Ad Allegri però non basta non correre rischi e interviene cambiando Llorente con Morata che, appena entrato mette Tevez in condizioni di battere dal limite. Il terreno in questo caso è il miglior difensore rossoblu, perché un rimbalzo maligno tradisce l'Apache che sbaglia la mira.

Al 25' l'occasione più ghiotta: angolo per la Juve, la difesa genoana riesce a liberare, ma appostato a al limite c'è Lichtsteiner, che ributta in avanti. Ogbonna, è liberissimo in area e il suo pallonetto supera Perin. Non la traversa, colpita in pieno.

A dieci minuti dalla fine Pereyra rileva Vidal e la Juve aumenta la pressione. Morata si fa sessanta metri palla al piede e arriva al tiro, defilandosi però sulla sinistra e permettendo a Perin di chiudere sul primo palo. Il duello tra i due si ripete al 43', quando Tevez serve lo spagnolo con un colpo di tacco e sulla sventola che ne segue il portiere genoano alza sopra la traversa con una prodezza degna di Buffon.

Già questo sarebbe più che sufficiente per parlare di ingiustizia, ma non è niente in confronto a quello che accade negli ultimi secondi di gara: il Genoa attacca, ma più che per reale convinzione, per tenere la Juve lontana dalla propria area. E il pallone lanciato in direzione di Matri, entrato al 42', sembra proprio buttato in avanti con quell'intenzione. L'ex bianconero è marcato e non può neanche pensare a concludere, ma in spaccata riesce a toccare verso il centro dell'area, superando Buffon e servendo un incredulo Antonini, che si trova davanti la porta spalancata e segna il più incredibile e beffardo dei gol. Semplicemente clamoroso.

GENOA-JUVENTUS 1-0

RETI: Antonini 49' st

GENOA Perin; De Maio, Burdisso, Marchese; Rosi (36' st Antonini), Mandragora (24' st Kucka), Greco, Bertolacci, Antonelli; Perotti, Pinilla (42' st Matri) A disposizione: Lamanna, Sommariva, Roncaglia, Izzo, Edenilson, Mussis, Lestienne, Iago. Allenatore: Gasperini

JUVENTUS Buffon; Bonucci, Ogbonna, Chiellini; Lichtsteiner, Vidal (34' st Pereyra), Marchisio, Pogba, Asamoah; Tevez, Llorente (20' st Morata) A disposizione: Storari, Rubinho, Marrone, Romulo Mattiello, Padoin, Pirlo, Coman, Giovinco Allenatore: Allegri

ARBITRO: Mazzoleni ASSISTENTI: Mangnelli, Posado QUARTO UFFICIALE: Galloni ARBITRI D'AREA: Rizzoli, Baracani

AMMONITI: 16' pt Ogbonna, 44' pt Vidal, 13' st Chiellini, 28' st Greco, 43' st De Maio, 47' st Lichtsteiner