E’ Palo Alto, sembra Chatillon

Ieri, appena arrivati, la prima presa di contatto con il terreno del Cagan Stadium. Questa mattina, dopo una notte trascorsa a cercare di smaltire le nove ore di fuso orario, il secondo allenamento negli States. La Juve “californiana” non perde certo tempo, fa subito sul serio ed è come se un filo invisibile legasse Palo Alto a Chatillon.

I bianconeri hanno attraversato l’oceano, ma l’intensità degli allenamenti è la stessa di quella vista in Valle d’Aosta, con due sedute al giorno, nelle quali dividersi tra atletica, tecnica e tattica. Quella di questa mattina ha abbracciato tutti gli aspetti. La squadra si è divisa in due gruppi, che hanno raggiunto il campo separatamente. Alle 9.30 sono arrivati i difensori che, dopo qualche scambio in velocità, si sono dedicati alla tattica. Dopo circa un’ora, tutti in palestra, dove erano già stati centrocampisti e attaccanti che a quel punto hanno occupato il prato verde, provando al loro volta schemi e movimenti della fase offensiva.

Conte, come sempre, non a lasciato nulla al caso, correggendo anche le minime imperfezioni, dispensando suggerimenti e incitando i suoi uomini a mantenere la massima attenzione in ogni giocata.

Testa e gambe spinte al massimo, il tecnico a dirigere le operazioni e anche i tifosi sugli spalti: tutto nella norma insomma. E anche a 10.000 chilometri di distanza, è come essere a casa.