In ricordo di Dino Da Costa

All'età di 89 anni ci ha lasciato Dino Da Costa. Una lunga carriera in Italia, la sua, passata attraverso la Roma, la Fiorentina, l'Atalanta, la Juventus, il Verona e l'Ascoli. E se il brasiliano rappresenta un mito per il club giallorosso, detenendo ancora il record di gol nel derby capitolino, anche in bianconero è stato protagonista di una bella storia, proseguita anche dopo la sua esperienza da calciatore.

IL NAVIGATORE

Dino Da Costa arriva a Torino da Bergamo nell'estate del 1963. Nella foto lo si vede circondato da compagni tutti più giovani, lui indossa una maglia a righe. Ha già 32 anni e la meritata fama di goleador acquisita in 8 campionati di Serie A. Su Hurrà Juventus uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio italiano, Giuseppe Meazza, è sicuro: «Da Costa non ha bisogno di presentazione: è un “vecchio navigatore” dei campi di gioco». Non è stato acquistato per fare il titolare. Ma in precampionato piace il suo impegno e il mensile bianconero lo definisce «acquisto indovinato», aggiungendo che si è dimostrato «molto attivo, ha già dimostrato un buon grado di forma».

IL PRIMO ANNO

Bari, Roma, Sampdoria. Sono le tre squadre colpite nella prima stagione juventina da Da Costa, in gare giocate tutte allo stadio Comunale. Il numero limitato di reti rispetto alle sue medie abituali si spiega non solo perché è una riserva. Il neoacquisto arretra il suo raggio d'azione e conquista il pubblico. La gara più convincente è quella proprio contro la Roma, dove sostituisce Omar Sivori e si comporta da leader. Nel gol contro la Sampdoria, invece, c'è un pezzo di storia futura bianconera, perché per realizzarlo deve liberarsi dalla marcatura di un diciannovenne che si chiama Francesco Morini, stopper della Signora nel decennio successivo.

IL BRASILIANO

Il brasiliano “de noantri”: lo racconta così Hurrà Juventus nel marzo del 1964. Quella in bianconero viene definita la «sua seconda giovinezza sportiva». E si aggiunge un convinto plauso a quanto si sta vedendo: «Da Costa ha mantenuto in pieno la fiducia riposta in lui dalla direzione bianconera. Acquistato come sesto attaccante, non solo si è dimostrato all'altezza della situazione, ma in più di una occasione, impiegato come mediano laterale, ha acquistato il buon diritto di fregiarsi del titolo simbolico di autentico “jolly” della compagine. Questo suo “trasformismo” ha attinto linfa e slancio in una parola tanto cara agli sportivi che ha nome classe». Una valutazione che troverà conferma nei numeri: nel 1964-65, l'anno nel quale la Juventus conquista la Coppa Italia, Da Costa diventa un inamovibile, con 43 partite e 7 gol.

L'ALLENATORE

Il terzo e ultimo anno con la Juventus non è all'altezza dei primi due. Sono solo 8 le partite giocate. Uno spazio nella memoria dei tifosi lo ha il gol che realizza alla Lazio allo stadio Olimpico, quasi a confermare quanto la visione delle maglie biancocelesti lo esalti. Da Costa va in rete all'inizio della partita, ma l'arbitro Lo Bello lo annulla. Poco dopo, però, inventa una prodezza con una deviazione di tacco definita «diabolica» da Hurrà, che aggiunge: «Una rete geniale inventata da un goleador di classe qual è il nostro Dino». Dopo due stagioni in Serie B e C, Da Costa intraprende la carriera da allenatore. Nel 1969 è uno dei tecnici del settore giovanile juventino. Nella foto lo si vede osservare con attenzione i suoi ragazzi impegnati in una sfida a calciobalilla.