Bernardeschi: «Juve, emozioni da vivere»

Federico Bernardeschi ha 23 anni, ma se non fosse famoso e con i lineamenti gentili, sfideremmo chiunque a indovinare la sua vera età. Perché la maturità e la consapevolezza con le quali affronta telecamere e taccuini durante la sua conferenza di presentazione al Babson College, sede bostoniana dei bianconeri, sono quelle dell'uomo maturo. Come le sue scelte, a cominciare dal numero di maglia, che stava diventando un tormentone.«Eccolo», esordisce Federico, mostrando sorridente il 33, «perché sono credente. È stata una scelta condivisa con la società: la numero 10 mi piace, ma ho grande rispetto per quella maglia e devo dimostrare al mister, ai compagni e ai tifosi di meritarla».

LA JUVE, UN'EMOZIONE

«La Juventus rappresenta una parte di storia del calcio mondiale – spiega Bernardeschi – Da avversario mi ha sempre colpito la mentalità che è riuscita a mantenere negli anni. Arrivare qui per un giocatore è il massimo, perché vieni accolto da persone che hanno scritto la storia e provi emozioni uniche, che voglio vivere fino in fondo».Le prime Federico le ha provate al suo arrivo a Torino, trovando centinaia di tifosi ad aspettarlo al J|Medical: «Quell'accoglienza mi ha emozionato davvero tanto. Li ringrazio e spero di ripagarli sul campo».

CHE PERSONALITÀ!

Quello che colpisce subito di Federico è la personalità. «Non è presunzione – ci tiene a sottolineare – ma anzi umiltà. Umiltà consapevole direi: fa parte del gioco che un ragazzo che rientra in un trasferimento del genere abbia gli occhi puntati addosso, ma un giocatore deve prendersi queste responsabilità. Ho vissuto in pieno la trattativa, è stata bella ed emozionante, non era facile, ma grazie alla fiducia che la Juve mi ha dimostrato, al mio procuratore e alla persone che mi sono state vicine, siamo riusciti a chiuderla. Ringrazio la Fiorentina, per avermi fatto crescere e avermi fatto diventare un uomo».Dopo il suo passaggio in bianconero Federico è stato preso di mira, soprattutto sui social, dai tifosi viola e la sua risposta è una lezione di vita: «Credo che ci sia una parte di società malsana, composta da augura la morte o brutte malattie. Io non voglio alimentarla, anzi ringrazio i tifosi che mi hanno fatto l'”in bocca al lupo”, pur dicendomi che ora non mi seguiranno più. Questa è la parte di società che sana, l'altra va messa in disparte. Perché fino a quando se la prende con noi che siamo ragazzi fortunati, non c'è problema. Lo diventa quando punta con persone più deboli».

I COMPAGNI

«Sono tutti forti e sarà bello giocare con ognuno di loro – continua Federico - Quando fai parte di un club così importante, in campo ti puoi divertire tanto. La concorrenza fa bene, crea stimoli, sia per me e per i miei compagni, e serve a raggiungere traguardi importanti. Buffon? È un esempio per tutti e quando hai un condottiero con questo spessore, ti viene più voglia di seguirlo.

GLI OBIETTIVI

«Io sono qui per aiutare la squadra a proseguire il percorso di questi ultimi sei anni – conclude Bernardeschi - Ripetersi nella vita è difficile e loro sono stati fenomenali, ora proveremo a vincere il settimo scudetto. La Champions? È difficilissima, ci sono mille sfaccettature, ma l'obiettivo sarà arrivare almeno nelle prime quattro posizioni»