Primavera, il Capitano: «Vogliamo arrivare in fondo»

Ormai ci siamo. Le otto migliori squadre Primavera si sfidano la prossima settimana a Rimini; confronto secco, da dentro o fuori. Al campo il verdetto finale: solo una tra Juventus, Lazio, Roma, Atalanta, Torino, Fiorentina, Palermo e Chievo Verona sarà proclamata la formazione giovanile più forte d’Italia.

Chiusa la regular season con il secondo posto in campionato e la matematica certezza dell’accesso alle fasi finali, il tecnico della selezione bianconera Fabio Grosso affila le armi in vista dell’ultimo atto forte di una certezza: per lo show down finale, potrà contare sul ritorno del capitano, il baluardo della difesa Pol García Tena.

Un veterano del gruppo – veste bianconero ormai da tre stagioni, dopo il suo trasferimento dalla cantera del Barcelona allo Juventus Center di Vinovo, definito “un passo importante nella mia carriera” – il mancino spagnolo è rientrato proprio all’ultima giornata da un infortunio che lo ha tenuto fuori dai campi per buona parte del girone di ritorno.

A diciannove anni, il centrale difensivo è uno dei leader della squadra di Fabio Grosso, di cui all'occorrenza ricopre quello stesso ruolo che lo ha consacrato nell’empireo del calcio mondiale nel 2006:terzino sinistro.

Il contributo alla sua maturazione calcistica da parte del tecnico campione del mondo, ma anche gli obiettivi personali e di gruppo, la sua esperienza in Prima Squadra alla corte di Antonio Conte e quella nel settore giovanile bianconero sono al centro dell’intervista che il capitano della Primavera ha rilasciato in esclusiva al canale spagnolo di Juventus.com.

Giovedì 5 giugno alle 21.15, quando l’arbitro fischierà l’inizio dei quarti di finale contro il Chievo Verona, PolGarcía sarà della partita, pronto a dare il suo contributo per superare gli ultimi tre ostacoli della stagione e ripetere il trionfo tricolore della Prima Squadra.

Qual è il tuo rapporto con Fabio Grosso, che come te ha ricoperto il ruolo terzino sinistro? «E’ un allenatore campione del mondo con una lunga esperienza professionale, qualsiasi cosa ci dica o ci consigli devi tenertela stretta: non tutti i giocatori hanno la possibilità di avere un allenatore così. L’entusiasmo che aveva in campo ce lo trasmette anche da fuori. La squadra sta facendo bene con lui: vogliamo arrivare il più lontano possibile».

Preferisci spingere in fascia come faceva il tuo allenatore, o da centrale? «Preferisco il ruolo di centrale, ma alla fine l’importante è giocare, non importa dove. Qualsiasi posizione in campo va bene!»

Quali sono i prossimi obiettivi in bianconero, ora che le Final Eight sono alle porte? «Vorrei tentare di portare la Primavera più in là possibile nelle fasi finali, e personalmente lavorare per migliorarmi e fare il salto il prima squadra. Nel medio termine vorrei iniziare a giocare professionalmente con i grandi. Il mio obiettivo alla venuta alla Juve era quello di passare in prima squadra: se non sarà per quest’anno, potrei andare a raccogliere esperienza fuori e tentare il ritorno».

Hai conosciuto le canteras di Juventus e Barcelona: quali sono, sono secondo, le similitudini e le differenze fra i settori giovanili in Italia e Spagna? «La differenza principale è nello stile di gioco, ogni paese ha il suo suo. In Spagna cerchiamo più il tocco di palla e non c’è troppa fretta per arrivare davanti alla porta avversaria; qui in Italia si cerca invece un approccio più tattico, volto a non subire gol. Sono stile differenti, in Italia si lavora più col fisico ma alla fine dovunque vado cerco di imparare il più possibile. In ogni modo, in entrambe si cerca alla fine di vincere. La Juve è la squadra con più titoli in Italia, è naturale che voglia sempre vincere in ogni competizione»

Che sensazione hai provato, da catalano, nell’affrontare il Real Madrid in Youth League? «Rimane ancora un po’ di amaro in bocca per la partita di Madrid, ma qui in casa si è visto come eravamo una buona squadra in grado di far loro male. Peccato che non abbiamo proseguito la nostra avventura [in Youth League], ma spero che l’anno prossimo la squadra Primavera possa migliorare ulteriormente le sue prestazioni e ce la faccia».

Quali sono i calciatori per te fonte di ispirazione? «Sono tanti: tra gli spagnoli, in difesa ho sempre ammirato Puyol per come affrontava le partite, per il suo carattere; quindi Xavi, per la sua maniera di toccare il pallone, Iniesta per come lo muove, Sergio Ramos – mi piace molto – si sta dimostrando uno dei migliori giocatori centrali. In Italia, il mio idolo da piccolo è sempre stato Paolo Maldini, uno dei migliori difensori della storia, e anche Nesta; mi piacciono molto Chiellini, Bonucci e Barzagli: li ho qui davanti e posso allenarmi con loro e ogni volta che lo faccio cerco di imparare il più possibile da loro, perché al momento sono considerati tra i migliori difensori del mondo».

Qual è la tua routine a Torino, quando non ti alleni? «La mattina di solito studio perché sto facendo il primo anno di università [Scienze Motorie]; vengo a Vinovo a mangiare, poi se ho un po’ di tempo libero o studio o mi rilasso, mi alleno e alla sera ci facciamo un giretto con i miei amici spagnoli, vado al cinema. Se devo fare i compiti studio, altrimenti mi rilasso o vedo la televisione fino alla cena; poi parlo un poco con i miei genitori e infine vado a dormire»

Com’è allenarti con la prima squadra? «Una buona esperienza perché se riesco anche solo a toccare il pallone a Tevez o Llorente significa che nella mia categoria me la posso giocare, rubandolo ai miei avversari. Imparare a giocare contro giocatori di questo livello è il mio obiettivo. Per questo che ogni volta che mi alleno con loro cerco di dare il massimo».

Chi è il più difficile da marcare nella Juve? «Tutti, ognuno è differente: Llorente è molto difficile perché nel corpo a corpo ti muove con molta facilità, devi stare molto attento perché con qualunque movimento ti può girare; Tevez è impressionante come muove il pallone e non sai mai dove stia; Giovinco pure, ha una grande tecnica e non sai dove possa mettere il pallone; Quagliarella ha i suoi tocchi, sguscia da ogni lato e non sai dove lo trovi; Vucinic se non stai attento in un momento ti ha già saltato e infine Osvaldo, che ti rende la vita difficile ad ogni movimento»

Com’è lavorare con Conte? «E’ un grande allenatore che sa motivarti, sa di calcio essendo stato un grande giocatore e ogni volta che mi alleno con loro cerco di imparare più che posso: se mi corregge cerco di capire il perché della correzione e cogliere il massimo. E’ un grande, si è visto in questi tre anni: praticamente in Italia ha vinto di tutto. Lavoro affinchè un giorno possa contare su di me».

UPDATE Pol García sarà costretto a saltare le Final Eight:

Molto triste,finisce male la stagione.Di nuovo lesione sul retto e non potrò aiutare la squadra.Adesso a tifare da fuori per vincere insieme

— Pol García Tena (@PGarcia4) 1 Giugno 2014

A lui vanno i migliori auguri di una pronta guarigione!