Stefano Braghin, Women’s Football Director di Juventus, è intervenuto in conferenza nella sala stampa dello Juventus Training Center di Vinovo.

Il rinnovo di contratto

«Dopo questi dodici anni di Juve mi sento a casa mia. È un club che ha segnato un lungo tratto della mia carriera, farei fatica a vedermi dietro un altro simbolo. Mi è sempre risultato difficile pensare di poter vedere questa squadra da avversario. Il fatto che la società abbia ritenuto che questo potesse essere un posto in cui sentirmi a casa mi inorgoglisce. Credo che la Juventus non sia un club come gli altri, quando hai il privilegio di starci devi tenerlo a cuore».

Le ragazze in prestito

«I prestiti sono il palliativo per far fare alle ragazze il percorso che non riescono a fare nel club. Un progetto strutturato che funziona, le seguiamo molto. Abbiamo una struttura che segue settimanalmente le ragazze, abbiamo dei feedback buoni in tutte le squadre. Quando parlo di giovani parlo di loro, ci sono valori che riusciamo a trasmettere dentro il club».

Gli stimoli per la squadra

«Quando giochi alla Juventus non servono stimoli ulteriori, le ragazze sono chiamate a dare delle risposte come tutti noi. Nei cambiamenti ci sono azzeramenti delle gerarchie, chi magari era più tranquillo della sua posizione deve dimostrare di poterla tenere e chi era un po’ più indietro ha voglia di mettersi in mostra. Su questa scia bisogna consolidarsi. Quando i risultati non vengono dopo un periodo positivo lungo c’è più difficoltà nel vivere le sconfitte. Parliamo di un gruppo che negli ultimi sei anni ha partecipato a 19 competizioni e ne ha vinte 12, che è passato dall’ultimo al nono posto in Europa. Abbiamo vinto più titoli di tutte le altre squadre messe insieme negli ultimi 7 anni. Qualunque squadra inizi un ciclo penso voglia cominciarlo come noi. Poter affrontare queste fasi con la consapevolezza di quello che è stato fatto è un buon aiuto ed è merito di tutti quelli che hanno lavorato in questo progetto in questi anni».

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L'inizio di un nuovo ciclo

«Far meglio di questo ciclo non sarà facile né scontato. Più che la fine di un ciclo è la fase di un percorso, in cui ci sono delle necessità di rivedere alcuni protagonisti. Non vedrei una fine e un inizio ma la rivisitazione delle gerarchie nel gruppo, è cambiato tanto il calcio femminile e ci inseriamo in un contesto diverso rispetto all’inizio».

L’eredità di Montemurro

«Di Montemurro alla Juventus rimarrà tantissimo, il triplete e i quarti di Champions restano negli almanacchi. Ci ha dato una visibilità internazionale che non avevamo, ha dato garanzia di internazionalità al progetto. Ci ha fatto vedere un calcio che non avevamo visto sotto certi aspetti, lascia una grande eredità come aveva fatto Rita Guarino. Mi auguro che possa esprimersi altrove trovando delle condizioni in cui far vedere il suo valore. Quando uno lascia il posto di lavoro migliore di come l’ha trovato, ha fatto un ottimo lavoro e sicuramente lui ha lasciato una Juventus Women migliore».

Ancora il rinnovo di contratto e il progetto

«Nel momento in cui si dà un segnale di cambiamento dal punto di vista tecnico, poter contestualmente comunicare che dal punto di vista societario si dava continuità era importante, per dare rassicurazione. Il club ha intrapreso un nuovo corso fatto di competitività nella sostenibilità. È una linea che mi ha trovato entusiasta, la strada della sostenibilità è l’unica per salvare questo gioco straordinario. Il calcio femminile italiano da qualche anno è un po’ fermo, noi come club sosteniamo tutti i costi. C’è un mercato internazionale che è in grandissima ascesa, come quello inglese. È una strategia che vuole essere sostenibile, in un contesto armonico. La strada che ho suggerito è quella di un progetto che deve andare avanti: puntare su giovani che provengono dal nostro settore giovanile, calciatrici straniere che vengano a darci una mano nelle aree in cui abbiamo bisogno. Calciatrici giovani che proviamo a intercettare prima dei grandi club o più affermate che vengono da stagioni complicate provando a riportarle al loro livello. Il terzo grande pilastro sono le ragazze storiche che hanno dato tanto e finché vorranno e finché ci sarò io avranno sempre un contratto».

Lo stadio di Biella

«In Piemonte non pullulano gli ambienti e ancor meno le amministrazioni come quelle di Biella che hanno voglia di investire tanto. È uno stadio che va bene per le nostre dimensioni. Sono grato al club che mi ha dato la possibilità di trovare un impianto e sono grato al comune di Biella. Abbiamo deciso di non chiedere il pagamento del biglietto per non dare un’ulteriore spesa al tifoso oltre al viaggio. Chissà che in futuro non si possa riaprire un progetto che c’è ma è in stand-by. Quello di Biella è un buon posto che ci ospita volentieri».

Il distacco con la Roma

«La Roma sta facendo un grande cammino, penso porterà questo ciclo ancora avanti qualche anno. La classifica dice che tra noi è loro c’è la differenza di 8 punti e bisogna dar merito a loro che in questo momento sono la locomotiva del calcio femminile».

La Serie A femminile

«Tante partite non sono ancora così attrattive, abbiamo questo problema. Avremmo bisogno di partite un po’ più belle e campionati un po’ più aperti, più competitività genera più interesse e più interesse genera investitori. É un movimento molto giovane rispetto agli altri, solo che noi abbiamo fretta essendo un paese di calcio. Se lo contestualizzi però il cammino è ancora lungo. Il cambio del format? Quest’anno eravamo in 10 e abbiamo avuto una squadra che fino ad agosto non sapeva se avrebbe partecipato e una che dopo aver iniziato voleva ritirarsi. Già con 10 dobbiamo darci una piccola aggiustatina, è evidente che siamo pochi però bisogna farlo quando si ha la certezza che chi comincia poi finisce e che si porti un livello alto. So che in Serie B ci sono progetti interessanti. Abbiamo un progetto di 7 anni, altre squadre anche meno. Per questo dicevo che il professionismo è straordinario ma l’avrei fatto in maniera più graduale. La federazione crede molto in questo progetto e io sono ottimista, però i tempi vanno accettati».

Gli insegnamenti del percorso calcistico

«Ho imparato tantissimo, sono grato a queste ragazze che hanno riportato in superficie il cuore della passione per questo gioco. Nel maschile i ritmi sono talmente rapidi che hai meno tempo di capire, la ricerca della perfezione che mi aveva anche un po’ annoiato. Le ragazze mi hanno fatto capire perché ho dedicato 30 anni della mia vita al calcio».

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