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Come ha giocato il Bayern a Torino

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Come ha giocato il Bayern a Torino
Come ha giocato il Bayern a Torino
Come ha giocato il Bayern a Torino

Il ricordo del 2-2 visto allo Stadium è ancora fresco negli occhi di tutti. Mentre in questi giorni si rincorreranno le dichiarazioni di intenti di ambo le squadre, insieme alle opinioni di commentatori ed addetti ai lavori, vogliamo in questo articolo tornare a dare voce al campo: grazie all’ausilio di numeri e schemi, quindi, cercheremo di capire che tipo di partita si è vista all’andata, che tipo di partita ci si può aspettare al ritorno ma, soprattutto, quali sono gli elementi di vulnerabilità nel gioco del Bayern.

La ricerca del vantaggio territoriale

Guardiola ha utilizzato finora 11 sistemi di gioco in 29 partite, con una diversa disposizione a 3 o a 4 in difesa, ma i principi di gioco utilizzati sono sempre stati i medesimi.

Come ricorderete, la squadra bavarese si è accampata nella nostra metà campo con addirittura Vidal ultimo uomo nella nostra trequarti, per alcuni tratti di gioco, alla ricerca del massimo vantaggio territoriale (66%): il baricentro è sempre stato molto alto (58.3m), così come l’atteggiamento di fuorigioco. Il Bayern Monaco gioca infatti in maniera molto aggressiva, cercando di recuperare palla già nella metà campo avversaria e tentando di dominare la fase di possesso (71% nel primo tempo, 62.5% nella ripresa per essere esatti).

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Alto a Torino è stato l’atteggiamento di recupero palla, a ben 43,6m dalla porta di Neuer con la squadra sempre molto corta (29,3m).

La caratteristica del gioco di Guardiola è quella di portare tutti i calciatori nella metà campo avversaria, da dove in caso di perdita del possesso scatta subito la fase di copertura. Il mantra è quello di difendere in uno spazio grande, e attaccare in uno spazio piccolo, ovvero l’esatto opposto di quanto avviene in Italia.

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Importante per l’economia del gioco di Guardiola è stato allo Stadium Thiago Alcantara, che oltre a creare tre occasioni ha recuperato ben otto palloni, scandendo i tempi come un metronomo centrale. Nel grafico vedete come la filosofia di gioco sia quella di recuperare palla in ogni zona del campo, meglio ancora se in prossimità della porta avversaria.

Se come abbiamo visto netta è stata la differenza nella mole di gioco creata (797 le palle giocate dal Bayern, 461 dalla Juve), la Signora è stata decisamente più efficace in proporzione (89 giocate utili per parte), segno questo che non è tanto la quantità quanto la qualità dei tocchi palla che conta ai fini del risultato finale.

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L'allargamento del gioco sulle fasce

La statistica dice che il 25% dei gol realizzati dal Bayern si verifica con rifinitura da “cross laterale”, il che testimonia un importante utilizzo dell’ampiezza e una importante capacità nel vincere i duelli individuali, 47%, soprattutto nelle corsie esterne.

Partiamo da questo principio: in fase di possesso, Guardiola fa stazionare i giocatori delle corsie esterne molto larghi di modo da poter coprire una maggior fetta di campo in fase offensiva. In fase di non possesso, la squadra invece si accorcia molto su sé stessa e si proietta in pressing sul portatore di palla. Il palleggio fa muovere la sfera da una parte all’altra del campo alla ricerca del varco giusto, e mentre chi è in possesso del pallone avanza, i compagni si danno da fare con tagli ed inserimenti per portare via l’uomo e cercare di creare i corridoi giusti per affondare il colpo.

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A sinistra, a Torino, Douglas Costa - che ha giocato addirittura più avanzato di Lewandowski in alcuni momenti del match - ha messo a verbale ben 9 cross ma anche perso un elevato numero di palloni (ben 24), tentando senza successo cinque dribbling. Questo evidenzia come la mole di gioco creata dal Bayern faccia sì che ci sia anche un certo margine di errore quando i calciatori sono incoraggiati a tentare la giocata personale, quella cioè in grado di garantire imprevedibilità alla manovra.

Come vediamo nei grafici sottostanti, inoltre, nel primo tempo gli attacchi sono stati per lo più sbilanciati a destra, ovvero dalla parte di Robben, mentre nel secondo tempo il Bayern ha trovato più equilibrio offensivo. Dalle corsie laterali arrivano gli uno-due, i dribbling ed i cross che risultano decisivi per la manovra bavarese. Contro di noi, a Torino, ai ragazzi di Guardiola sono riusciti ben 26 cross su 27, rispetto ai 12 bianconeri. La Juve però non ha impostato la sua manovra cercando di colpire il Bayern a difesa schierata, tuttavia, bensì verticalizzando o cambiando lato di manovra rapidamente per prendere in controtempo la retroguardia tedesca.

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Giocare con esterni molto alti (Douglas Costa, Coman o Ribery), perfino lontani dal pallone a volte, rende possibile l’obiettivo ultimo del cambio di gioco e dell’uno contro uno: due filosofie di calcio di difficile applicazione in Italia. Questo, però, espone anche il Bayern ai pericoli di una squadra più sfilacciata quando viene pressata alta e sorpresa scoperta, come vedremo in seguito.

Il movimento continuo

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Lewandowski si è mosso molto, come si vede da questo schema, ma non è stato il solo: tutti i giocatori di Guardiola sono chiamati al moto continuo, entrando negli spazi lasciati dai giocatori avversari che si ritrovano costretti a seguire i movimenti bavaresi. Non esistono posizioni fisse, nell’idea di calcio del tecnico catalano, bensì tagli e inserimenti per ingannare le difese avversarie. Questo modo di giocare espone tuttavia il Bayern ad una certa debolezza tra le linee, qualora un pallone venga intercettato e la manovra fatta ripartire subito prima che un giocatore rosso possa tornare al proprio posto dopo il taglio.

Il ruolo di Vidal

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Certamente più dinamico e propulsivo rispetto a Xabi Alonso, il cileno è stato proposto nominalmente davanti alla difesa, anche se è stato portato a giocare tra i due centrali di difesa (Alaba e Kimmich) allo scopo di creare superiorità numerica in fase di manovra. Con un giocatore dietro fisso (Vidal), quindi, Alaba e Kimmich sono diventate vere e proprie mezzali, mentre Lahm si è assunto la posizione di mediano aggiunto per garantire un’opzione in più in fase di passaggio, oltre che chiamare gli uno-due con Muller.

Giocando da ultimo uomo, alla Bonucci per intenderci, Vidal non ha quasi mai voluto arrischiare il passaggio, tanto è vero che ha giocato la maggior parte delle palle (39) in sicurezza verso Alaba, senza mai appoggiarla per esempio a Lewandowski. Arturo è quello che ha giocato più palloni nel corso della partita di andata (131), cercando di mandarla in avanti più con i lanci (9 positivi) che con la sfera a terra. Il cileno ha inoltre intercettato 4 palle, recuperandone tre.

In attacco

Questo di sotto è un esempio di come il Bayern cerca di annichilire il proprio avversario con il palleggio, prima di colpirlo. Lahm, come abbiamo letto poc’anzi, si propone per l’uno due con Muller che arretra a coprire la fascia di campo lasciata libera dall’eventuale inserimento del compagno. Sulle fasce, invece, Douglas Costa e Robben giocano molto larghi. Così facendo, si crea spazio per gli inserimenti di Bernat e Thiago Alcantara, il giocatore che più di tutti cerca di dare equilibrio alla manovra in mezzo al campo. Alaba fa quasi da mezzala, vedete, mentre l’uomo non inquadrato qui che garantisce copertura in caso di contropiede è Arturo Vidal.

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Il possesso palla medio per gara del Bayern è di ben 39 minuti. L’80% dei gol segnati è arrivato dopo una lunga azione manovrata con il coinvolgimento di un ampio numero di giocatori. È importante sottolineare come se sono ben 640 i passaggi medi a partita di cui l’80% riusciti, quelli utili per gara siano appena il 14% (115).

Il 91% delle azioni manovrate vengono impostate “da dietro” nella propria metà campo. Infatti la squadra bavarese realizza una media di oltre 350 passaggi corti nella propria metà campo.

Interessante notare come la sconfitta contro il Mainz di Martin Schmidt (la seconda stagionale del Bayern) sia sopraggiunta contro una formazione schierata con il 5-2-3. Anche la prima sconfitta è arrivata contro un Borussia Mönchengladbach schierato per l’occasione con il 3-5-2 da André Schubert, con cinque difensori in fase difensiva grazie alla scalata dei due esterni di centrocampo. Il campione è ancora piccolo, ma se due indizi fanno una prova – scrive il sito di approfondimenti calcistici “Ultimo Uomo” – il Bayern incontra difficoltà contro squadre che gli impongono di attaccare in parità numerica nell’ultima linea

In difesa

Come difende il Bayern? A tutto campo. La caratteristica principale è quella dell’aggressione su portatore palla per riconquistare la sfera: è qui che Guardiola vince le partite.

Tanta è infatti la densità di giocatori in maglia rossa fin dal cerchio di centrocampo. Giocare cercando il palleggio insistito, ‘specchiando’ quanto fa il Bayern, non paga: come si è visto nella partita di andata, i pericoli maggiori sono arrivati quando – intercettata la sfera – i bianconeri hanno rilanciato subito la manovra cambiando gioco o cercando con un lancio lungo di cogliere impreparata la difesa bavarese, come in quest’occasione.

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Nello specifico, Marchisio ruba la sfera e manda in porta Mandzukic con un solo traversone.

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Cosa fare (e cosa evitare)

Sarà quindi importante non impostare il proprio gioco con passaggi ravvicinati a due o tre metri, che esaltano le doti di grande aggressività dei giocatori del Bayern, e cambiare rapidamente gioco dove la loro ampiezza in campo li porta ad essere molto scoperti. Dall’analisi delle partite di Bundesliga si evince che se la squadra avversaria è particolarmente remissiva, i giocatori di Guardiola diventano imprendibili (elevatissima la percentuale di passaggi riusciti allo Stadium, 89.3%) con i continui cambi di gioco ed i movimenti atti a non dare punti di riferimento. Aggressività, pressing alto e ripartenze veloci potrebbero essere ottime armi per metterli in difficoltà e colpirli, come mostrano queste immagini.

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Il francese si fa venire addosso Arturo ma, prima del contatto, scarica il gioco su Dybala, allargandolo in contropiede. Nel frattempo Mandzukic e Cuadrado, più veloce del proprio marcatore diretto, sono già involati verso la porta.

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Il traversone in mezzo avviene in condizione di superiorità numerica. L’occasione è ghiotta, nonostante la conclusione sbagliata del croato – il quale avrà modo di rifarsi in seguito, propiziando entrambe le azioni dei gol bianconeri nella ripresa.

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