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La Lazio di Simone Inzaghi

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La Lazio di Simone Inzaghi
La Lazio di Simone Inzaghi
La Lazio di Simone Inzaghi

Due vittorie consecutive. Cinque gol segnati, zero incassati. Due clean sheets di fila, accumulati per la prima volta in questo campionato. Insomma, la Lazio uscita con le ossa rotte dal derby capitolino (1-4 contro i rivali della Roma) sembra oggi un lontano ricordo, a giudicare almeno dalle ultime due partite in cui, sulla panchina biancoceleste, siede Simone Inzaghi, ex tecnico della Primavera laziale chiamato al posto di Pioli.

Prima lo 0-3 rifilato al Barbera, in casa di quel Palermo che domenica abbiamo affrontato noi; quindi, domenica, il 2-0 sull’Empoli che era stato capace, solamente la settimana prima, di sconfiggere la Fiorentina di Paulo Sousa nel derby toscano.

Mercoledì sarà quindi una gara molto diversa rispetto ai nostri precedenti incontri in stagione, dalla Supercoppa TIM alla Coppa Italia,passando per la vittoria dell’Olimpico. Vediamo nel dettaglio cosa è cambiato nella squadra romana.

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Il nuovo tecnico ha schierato per 10/11 la stessa formazione titolare contro Lazio e Empoli, con un modulo 4-3-3: Marchetti; Patric, Gentiletti, Hoedt (con il Palermo ha giocato Bisevac), Lulic; Parolo, Biglia, Onazi; Candreva, Klose, Keita. Due vittorie di fila non arrivavano, in Serie A TIM, da ottobre. Uomo della rinascita sembra essere ancora Miroslav Klose, miglior bomber tedesco e capocannoniere dei mondiali, intramontabile. È lui il giocatore al momento più in palla: ha firmato sette delle ultime 9 reti biancocelesti grazie a due doppiette e tre assist nelle ultime 4 gare.

In mezzo al campo è ora fondamentale Biglia in fase di recupero palla (24), ma anche come propulsore per l’attacco (5 le azioni create). Sugli esterni si pressa molto, come testimonia l’elevato numero di palloni intercettati e di tackle da Patric e Lulic. Onazi ci mette molta grinta (6 contasti vinti, più di tutti), fa da incontrista ma partecipa alla fase offensiva; Candreva piazza invece molti, moltissimi traversoni (23, nessuno come lui: il secondo in classifica dopo queste due giornate di gestione Inzaghi è Keita, a quota 8), ed è onnipresente in ogni azione pericolosa biancoceleste.

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L’ottavo gol in campionato di Candreva, quello che ha aperto le danze contro l’Empoli, è arrivato su rigore. Ma è interessante analizzare come è giunto questo penalty.

Il laterale si è mantenuto largo ed alto durante tutta la partita, per dare ampiezza alla manovra, autentica spina nel fianco della difesa toscana. Dai suoi piedi è partita l’azione che ha portato al tiro dal dischetto, da lui stesso trasformato (il fallo di mano è di Cosic). Notare lo zampino dell’onnipresente Klose.

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Il raddoppio è arrivato su una ripartenza di Onazi, che palla al piede ha bucato la difesa toscana, si è inserito, ha chiesto l’1-2 ancora a Klose, ed ha concluso.

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Se invece, contro il Palermo, il primo gol è arrivato sugli sviluppi di un calcio d’angolo (la difesa rosanero non copre bene, Klose si ritrova solo in area, conclude a botta sicura e segna), nel secondo si vede bene il lavoro degli esterni. Parte sempre dalla destra parte l’azione vincente, infatti: Keita sfonda e tira dopo aver scambiato con Candreva, Sorrentino non trattiene e Klose si avventa sulla ribattuta. Rete.

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L’ultimo gol parte invece addirittura da Marchetti: come Buffon contro il Milan, il portiere verticalizza, e con una torre si libera il giocatore (Felipe Anderson) che, fresco ed appena entrato, si invola in porta per segnare la rete dello 0-3.

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Se all’andata a spuntarla era stata la squadra di Giampaolo (1-0 al Castellani, rete di Tonelli), con Pioli sulla panchina biancoceleste, al ritorno la Lazio si è vendicata, infliggendo il doppio delle reti agli avversari tra le mura amiche (appena 10.000 gli spettatori, tuttavia, un quinto rispetto al 12 aprile 2015, quando la Lazio batteva l’Empoli 4-0 e scavalcava la Roma al secondo posto).

In Toscana, la Lazio aveva giocato con il solo Djordjevic di punta, e un trio di trequartisti (Lulic, Milinkovic-Savic e Candreva) a supporto; a Biglia e Parolo erano stati affidati gli oneri del centrocampo.

Oltre al modulo (4-2-3-1), completamente diversa era anche la difesa: si è passati infatti da Radu, Hoedt, Mauricio e Basta all’attuale Lulic-Gentiletti-Hoedt-Patric.

Ma al di là degli uomini e dei moduli, guardando i dati si evidenziano alcune caratteristiche fondamentali dell'approccio alla gara biancoceleste.

Una maggiore grinta a contrasto (88% vinti, contro l’80% al Castellani) ed un minor possesso palla (46.6% vs 63.2% della prima sfida) sono indicatori che mostrano come la Lazio si stia evolvendo verso l'essere squadra meno leziosa e più concreta. Molte meno sono le palle perse (134 vs 168 della partita di novembre), e maggiori i palloni recuperati (70 vs 65): altri due dati importanti, vedendo le cose sotto questa luce.

I biancocelesti hanno toccato meno palloni, ma in maniera più efficace (79% palle utili), cercando di più le fasce (69% delle giocate vs 63%).

Il baricentro – molto basso questa volta (47.6m vs 56.6m) è testimonianza di una squadra più umile, che cerca di recuperare palla vicino alla difesa, sa attendere l’avversario e ripartire. La difesa è stata blindata: se appena 32 erano stati in Toscana gli interventi positivi in area di rigore per i biancocelesti, sono stati domenica ben 62.

Maggiore è stato il gioco di sponda (13 vs 9), che ha portato come abbiamo visto i suoi frutti.

In generale, quindi, la squadra con Inzaghi si è allungata (43.2m vs 36.5m) ma ha abbassato il baricentro, aumentando l’ampiezza per sfruttare di più le fasce. Si gioca più fisicamente e meno tra le linee, cercando di intercettare il pallone (maggiori sono infatti i contrasti vinti e le palle recuperate), ed in difesa pare si sia trovato l’assetto giusto (ben 70.5 gli interventi positivi in area, contro una media di 41 dell’era Pioli).

In attacco, occhio al lancio lungo: la Lazio ora dribbla meno ma si affida più alle ripartenze e alle verticalizzazioni veloci (v. l'ultimo gol contro il Palermo). In area avversaria, le giocate utili sono passate da 19.48 a 27.5, con una percentuale realizzativa cresciuta del 4% in appena due gare (dal 13 al 17%). Klose, Keita e Candreva si intendono alla perfezione, e i loro scambi sono rapidi e veloci.

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