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La Juve della Leggenda

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La Juve della Leggenda
La Juve della Leggenda
La Juve della Leggenda

Un giro di orologio, in cui le ore sono decenni, ci accompagna attraverso una storia unica, nata per gioco, su una panchina, tanto tempo fa...

LA DODICESIMA ORA (2007 – OGGI)

“Il diavolo non è brutto quanto si dipinge” diceva Agnese a Renzo, nei Promessi Sposi. Uno dei tanti libri che mi lasciavate in custodia quando, uscendo dal liceo D’Azeglio, correvate al “patinoire del Valentino e poscia in Piazza d'Armi”, come avresti scritto tu, Enrico.

Be’, il Manzoni aveva ragione. Quello che pareva un inferno, si trasformò in breve in una festa lunga un campionato e ampia come la Penisola. Il bianconero portò gioia nelle province e chi ha giocato quello strano campionato di B lo ricorda con l’affetto che si tributa alle stramberie. Soprattutto se sei fresco Campione del Mondo. Del Piero, Buffon, e Camoranesi, avevano appena toccato il cielo di Berlino e con loro altri due intramontabili, Trezeguet e Nedved.Le gioie più grandi erano all’orizzonte. Un panorama su cui, dal 2011, si staglia il prima e il dopo, la linea di demarcazione della Juve che era, da quella che sarà: lo Juventus Stadium, oggi Allianz. Casa nostra. Solo nostra.

Quel campionato, vinto con gioia non inferiore a uno scudetto, ci regalò anche il debutto di Giorgio Chiellini e Claudio Marchisio, le cui maglie sudano ancora in campo eppure sono già da museo.

Il 1° novembre mi trovai in cielo e, quindi, sul verde del campo. Riabbracciai Giampiero Boniperti intento a passare pallone e testimone al capitano di allora, Alessandro Del Piero.

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Ottantamila occhi lucidi mi fecero intendere che avete creato qualcosa che andava ben oltre il calcio, lo sport e la passione stessa. Avete donato una ragione di vita.Io a quel punto, mi sono sentita pronta a farmi da parte. Ho l’età giusta per sistemarmi in un posto tranquillo. L’ho trovato in occasione del 115° anniversario. Si chiama Juventus Museum. Mi trovate all’ingresso, dove posso narrare a chi entra chi eravate e cosa avete ideato, amati Eugenio e Enrico.

Ci siamo ritrovati tutti qua: voi, io, i miei presidenti della foto, i campioni, chi ha reso immortale il bianconero. E anche l’Agnelli che guida questa nuova epoca, Andrea.

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Sarò franca con voi, non avrei mai immaginato di vedere qualcuno capace di superare Edoardo. Lui l’ha fatto: con sei scudetti a fila ha portato in famiglia la Leggenda.

Ma ora basta, non chiedetemi come finisce questa meravigliosa, lunghissima, emozionante storia.

Perché? Perché è appena cominciata.

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