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Black&White Stories: i tanti Vialli della nostra vita

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Black&White Stories: i tanti Vialli della nostra vita
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Black&White Stories: i tanti Vialli della nostra vita

Per rimanere nell'immaginario collettivo di una tifoseria non c'è solo la fedeltà alla causa, la lunga militanza, l'accumulo di presenze a serie di centinaia. Ci sono giocatori che occupano un grande posto nel cuore della Signora perché di quel cuore sono stati il battito pulsante. Non è la logica dei numeri, per quanto importanti, a definirli. Per provare ad esprimerlo con una formula, loro e la Juve sono una cosa sola proprio perché non sono mai stati una cosa sola.

Pensate a Vialli. Sta da noi 5 anni, vi arriva che ne ha 28 e chiude in bellezza regalandoci una delle immagini più care della nostra storia, alzando al cielo di Roma la coppa dalle grandi orecchie. Ma la ragione del profondo amore che il popolo bianconero ha nei suoi confronti e che ce lo fa sentire nostro (senza spirito di annessione: riconosciamo tutti la grandezza della sua esperienza blucerchiata) risiede probabilmente in un'evidenza che vale solo per alcuni, per i più grandi: i tanti Gianluca che abbiamo vissuto. Per regalarci quest'impressione lui ci ha messo del suo: cambiando look, trasformandosi nell'aspetto e anche nei ruoli, portando i doveri dell'attaccante dall'essere goleador a diventare la coscienza della squadra: il primo difensore per il pressing esercitato e il faticatore a tutto campo, il trascinatore e il suggeritore, il capitano e l'anima.

PENSIERO STUPENDO

Gianluca è stato un pensiero stupendo e dolce-amaro prima ancora che arrivasse a Torino nell'estate del 1992. A ogni sessione di mercato veniva accostato alla Juve – e per la verità anche ad altri – per un'incontrovertibile verità, l'essere un giocatore dalla qualità enorme e “nuova”. Perché i tanti gol si associavano a una personalità fuori dal comune – e pure fuori dal campo -, sembrava l'elemento perfetto da consegnare ad un allenatore per indurlo a sviluppare idee vincenti. Non solo: c'è stato persino un momento nel quale il suo mancato acquisto era considerato il fattore che definiva le prospettive di una stagione. “Soltanto se fosse venuto Vialli mi sentirei di dire che corriamo per lo Scudetto”, disse Dino Zoff al raduno del 1989-90 e non aveva torto. E attenzione, il meglio con la Sampdoria doveva ancora arrivare per il numero 9: la Coppa delle Coppe e lo scudetto, con titoli di capocannoniere annessi in entrambi le manifestazioni.

COME SI GIUDICA UN GIOCATORE

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“Il gol è l'emozione che non voglio perdere perché sono nato attaccante e continuo a sentirmi tale ma non può essere la misura per valutare il mio gioco. O almeno non può essere l'unica”. Negli ultimi mesi del 1994 Vialli matura nuove consapevolezze. I capelli non ci sono più e la scelta non è solo estetica. Al terzo anno in bianconero, l'idea è di voler dare un taglio netto al recente passato. Fatto di due stagioni complicate, riassumibili in una formula secca: pochi gol + troppi infortuni = giocatore in crisi.

Irreversibile per tanti, che si mettono a far di conto e pesano l'investimento della Juve e la resa del bomber che non lo è più. Non capendo che in una sua dichiarazione c'è già il migliore dei futuri possibili: “Questa è l'unica cosa che conta: contribuire all'azione, aiutare gli altri, saper fare in campo quello che si prova in allenamento”. Si capisce che è arrivato Marcello Lippi alla guida della Juventus?

CREMONA

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Hurrà Juventus, numero di novembre 1994, in copertina Gianluca in azione e in un riquadro il gol in rovesciata nella sua città. Molto più di un gesto tecnico straordinariamente eseguito. In quella memorabile stagione che riporta lo scudetto in casa Juve, quel momento è il rovesciamento di una prospettiva, più personale che di squadra. Una lettrice gli scrive: “Caro Vialli, che significato dai allo splendido gol segnato alla Cremonese?” E lui risponde mischiando saggezza ed ironia, è già anche uno splendido opinionista tv, l'ennesimo “altro” Vialli che ci sarà: “Non intendo attribuire alcun significato particolare a quel gol. È stato bello, lo hanno detto tutti, ma ogni gol fa storia a sé. Tanto per dire, qualche anno fa ne feci uno simile con la maglia della Sampdoria a Empoli: pochi lo ricordano, perché quel giorno era in programma uno sciopero degli operatori televisivi e la mia prodezza rimase ... oscurata”.

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