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Siamo tornati!

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Siamo tornati!

Una cavalcata trionfale, segnata da 38 partite senza sconfitte. Un record e uno scudetto su cui nessuno probabilmente a inizio stagione avrebbe scommesso. Antonio Conte, dopo aver indossato per anni la fascia di capitano, ora veste i panni dell’allenatore. Dal mercato estivo arrivano nomi importanti, come Lichtsteiner, Vucinic, Vidal e, soprattutto, Andrea Pirlo. Nonostante gli acquisti però i favori del pronostico vanno ad altre squadre, Milan in testa, visto che la Juventus si presenta ai nastri di partenza reduce da due settimi posti consecutivi.

Ma fin dalle prime giornate si intuisce che qualcosa è cambiato rispetto agli anni precedenti. Innanzi tutto lo stadio: i bianconeri ora hanno una casa tutta loro, lo Juventus Stadium. Un gioiello di modernità, nel quale il pubblico, a ridosso del campo, diventa davvero il 12° uomo. E poi il gioco: Conte riesce a dare ai suoi uomini aggressività e qualità, costruendo una Juve camaleontica. Partita in estate con il 4-2-4, presto passa al 4-3-3, per poi concludere la stagione con il 3-5-2. Comunque vengano schierati i bianconeri regalano spettacolo e danno vita ad un duello infinito con il Milan, rivale di sempre. Proprio la vittoria sui rossoneri, in casa, alla 5° giornata, fa capire che può essere l’anno buono.

Seguono altre imprese, come i successi esterni contro Inter e Lazio e le rimonte, sempre in trasferta, contro Napoli e Roma. Al giro di boa la Juve è campione d’inverno e avrebbe anche l’occasione per allungare il passo, ma una serie di partite rinviate e qualche pareggio di troppo, riportano il Milan avanti. La squadra di Conte si trova così anche a quattro di punti di distanza dalla vetta, addirittura sette quando deve scendere in campo contro la Fiorentina e l’Inter.

Rimontare sembra impresa disperata e invece la Juve compie un capolavoro: vince otto partite consecutive, approfitta dei passi falsi del Milan contro Catania e Fiorentina e si riporta in vetta. Alla terz’ultima giornata il pareggio casalingo contro il Lecce mette un po’ di ansia, ma nulla di più: pochi giorni dopo, il 6 maggio, si gioca contro il Cagliari a Trieste, campo scelto dai sardi vista l’inagibilità del Sant’Elia. Il Milan, indietro in classifica di un punto, perde il derby, mentre Vucinic e un autogol di Canini chiudono il discorso e aprono le danze. I punti di vantaggio salgono a 4 e, a una giornata dalla fine, i bianconeri vincono il 30° scudetto. Il più desiderato, il più sentito, il più bello di sempre.

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