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Conte: «Inseguiamo la storia»

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Conte: «Inseguiamo la storia»
Conte: «Inseguiamo la storia»
Conte: «Inseguiamo la storia»

Vincere senza giocare. E' quanto potrebbe accadere alla Juventus se oggi la Roma non vincesse contro il Catania. A quel punto la distanza in classifica per i giallorossi diventerebbe incolmabile e i bianconeri sarebbero matematicamente campioni d'Italia. Si potrebbe pensare che, per un uomo di campo come Conte, un successo “in poltrona” sarebbe meno dolce, ma in realtà, proprio perché sul campo la Juve ha conquistato il suo vantaggio, per il tecnico non farebbe differenza: «L'importante è che lo scudetto arrivi. Quando allenavo il Bari centrammo la promozione con quattro giornate di anticipo vedendo la partita del Livorno e fu comunque una bella cosa. Non ci si abitua mai a vincere e questo scudetto sarebbe storico. E' dal quinquennio, con Carcano in panchina che la Juve non ne vince tre di fila e in precedenza grandi squadre e grandi allenatori non ci sono riusciti. Non è ancora arrivato però e ora c'è la partita contro l'Atalanta da giocare».

Garcia si è pubblicamente complimentato con la Juventus per lo straordinario campionato condotto e Conte fa altrettanto con la Roma: «Ci ha spinto a tirare fuori il meglio. Abbiamo avuto, e abbiamo ancora, un'antagonista di altissimo livello che ci sta spingendo a tenere il piede schiacciato sull'acceleratore. Ecco perché abbiamo ottenuto 93 punti, superando grandi Juventus del passato, ma non abbiamo ancora vinto lo scudetto. Mi sento in dovere di fare i complimenti alla Roma, ma anche al Napoli per la vittoria in Coppa Italia e alla Fiorentina, perché ho visto una bellissima partita, al di là di quanto accaduto fuori dal campo».

Quanto è successo all'Olimpico ieri sera, con scontri fuori dallo stadio e squadre ostaggio dei tifosi è invece un'ennesima, tristissima pagina del calcio italiano: «Periodicamente accade qualcosa, ci indigniamo tutti e poi nessuno fa niente. Sarà così anche questa volta – commenta Conte - Stiamo peggiorando sempre di più e il rischio e andare incontro ad atti delinquenziali a cui non si potrà porre rimedio. Stiamo esasperando il tutto e chi fa parte del sistema calcio non manda segnali positivi. Si deve smetterla di ergersi a moralizzatori quando si verificano fatti simili, ma fare qualcosa di concreto».

In chiusura di conferenza si torna a parlare della sfida contro il Benfica: «Ho rivisto la partita e le sensazioni che ho avuto dal campo erano esatte. Sono soddisfatto del nostro percorso di crescita e consolidamento in campo europeo. Scivolare in Europa League ci ha permesso di fare più esperienza, arrivando a giocare una semifinale. Per molti era la prima volta e hanno potuto respirarne l'aria, vivendo una vigilia così importante.Meglio crescere piano piano piuttosto che vincere con un exploit. Perché sarebbe un successo inatteso, ma poi inattesa sarebbe anche la caduta. L'anno scorso siamo usciti senza rimpianti perché abbiamo affrontato una squadra più forte. Quest'anno c'è la soddisfazione di aver lottato alla pari, e meritare forse qualcosa di più, con una squadra che è 6° nel ranking Uefa. Noi siamo 17°. Mi auguro che il prossimo anno si possa crescere ancora e che squadre come Roma, Napoli, Fiorentina, aiutino la Juventus a far riacquistare all'Italia un coefficiente Uefa più importante».

Un obiettivo che dev'essere comune a tutto il movimento, perché il calcio nostrano merita di più a livello europeo: «Io credo che nessuno sia mai contento di affrontare squadre italiane, perché sono tignose e preparate tatticamente, nonostante, per motivi economici, non possano permettersi di acquistare certi giocatori. Questo è un merito dei tecnici italiani che, non a caso sono molto apprezzati all'estero, basti guardare a quanto sono riusciti a fare allenatori come Ancelotti, Lippi, Capello, Mancini o Spalletti...».

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