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Pavel Nedved è Vice Presidente della Juve

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Pavel Nedved è Vice Presidente della Juve
Pavel Nedved è Vice Presidente della Juve
Pavel Nedved è Vice Presidente della Juve

Si apre con la notizia che Pavel Nedved è stato nominato dal Consiglio di Amministrazione Vice Presidente della Juventus la conferenza stampa in coda all’Assemblea Ordinaria degli Azionisti, che anche quest’anno ha avuto luogo al JStadium. E’ stato lo stesso Andrea Agnelli, confermato oggi Presidente per i prossimi tre anni (insieme a Giuseppe Marotta ed Aldo Mazzia, amministratori delegati), a darne l’annuncio davanti alla platea di giornalisti accorsi nella sala stampa dell’impianto bianconero.

«Pavel ha dimostrato una enorme crescita in cinque anni da consigliere d’amministrazione», sono state le parole con cui ha aperto l’evento il numero uno della Juve. «Oggi Nedved è un dirigente che ha piena consapevolezza delle varie attività che si svolgono all’interno dell’azienda, ha una sensibilità commerciale e competenze specifiche in tema di analisi di bilancio di una società sportiva. Dopo questo triennio sa che potrà scegliere quale sarà il miglior percorso professionale».

Con la nuova carica, toccheranno a David Trezeguet le responsabilità di ambasciatore dell’area commerciale in rappresentanza della Juventus, ha spiegato Andrea Agnelli, nonostante «i due rimarranno sempre compagni di squadra con le Legends».

Come era naturale, il primo commento della nuova nomina è toccato al diretto interessato, che ha ringraziato la società per «darmi l’opportunità di continuare a crescere in uno dei club migliori del mondo: sento una grande responsabilità» e tutto il “mondo Juve”.

«Ho potuto di anno in anno vedere come si gestisce una grandissima società. Sono carico per difendere i nostri colori, #FinoAllaFine», ha aggiunto, non mancando di lanciare un messaggio ai tifosi sollecitato da una domanda dei cronisti in sala. «Tra noi c’è stato sempre un affetto forte, che mi ha fatto sempre piacere: bisogna essere uniti tra noi, sostenendo la squadra che è completamente nuova, e sono convinto che alla fine riusciremo ad ottenere quello che vogliamo».

Il pallone d’oro ceco ha assicurato che rimarrà a disposizione dell’area sportiva, in contatto quotidiano con l’allenatore ed i giocatori («il campo in cui posso continuare a dare una mano»), pur assumendo ora legale rappresentanza della società.

Società di cui l’organo collegiale degli azionisti, riunitosi oggi, ha approvato il bilancio di esercizio al 30 giugno 2015, chiuso con un utile netto di 2,3 milioni, e ha nominato gli Amministratori ed il Collegio Sindacale per i prossimi 3 esercizi.

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«Per tre anni almeno sarò estremamente concentrato sul futuro della Juventus», ha dichiarato il Presidente rispondendo ad una domanda sulle sue prospettive future, alla luce della conferma odierna come massimo vertice dell’azienda. Ed il futuro, nelle intenzioni del suo timoniere, ha tutte le prerogative per essere più che roseo, come ha spiegato parlando del limite verso cui può tendere il fatturato della Juve nel giro dei prossimi tre anni?

«Quello che mi preme di più, al di là dell’attività di player trading, è fornire mezzi economici e finanziari alla società senza considerare l’accesso alle competizioni internazionali. Questo è il vero driver per capire se la direzione della società è quella giusta. Il livello di fatturato va quindi ad attestarsi in una regione di 300 milioni di euro senza le competizioni internazionali, e non siamo troppo distanti per realizzare questi risultati, anche se possiamo fare di più».

«Ad oggi abbiamo già migliorato i risultati ottenuti nel miglior anno di Nike», ha aggiunto, parlando dell’internalizzazione delle attività di retail compiuta con il passaggio allo sponsor tecnico adidas. «C’è un grosso lavoro di internazionalizzazione che riguarda gli sponsor e l’accesso ai budget delle affiliate locali, con l’obiettivo di aumentare il livello di sponsorizzazione media».

«Cina, Giappone e Stati Uniti sono i mercati principali su cui puntare con attività spot o digitali, per aumentare il leverage della nostra fan base mondiale che è al momento di 300 milioni di tifosi. Quando e se il digitale riuscirà, per esempio, ad avere una app che permetta di sbloccare un ritorno economico, squadre come la nostra con grande bacino di utenza potranno fare un ulteriore salto in avanti».

Se gli obiettivi sportivi sono chiari («chiunque lavori in Juventus, dal Presidente al magazziniere, deve avere la consapevolezza che il 14° posto è inaccettabile, e deve lavorare per riportarla ai posti che le competono»), quelli relativi alle politiche da adottare nelle sedi istituzionali appropriate non sono da meno.

«Il cambiamento è necessario per lo sviluppo del calcio italiano», è il concetto espresso già da tempo ed oggi ribadito da Agnelli. «Prima di arrivare a nuove elezioni in seno alla Lega c’è ancora un anno per lavorare, in cui molte delle cose dette possono essere fatte. Cercare la contrapposizione a tutti i costi è fuorviante: l’auspicio è che la classe dirigente che attualmente gestisce il calcio italiano riesca a portare a termine le riforme. Il fondamento strategico della riforma deve essere un percorso sportivo di crescita»Da ultimo, il Presidente bianconero ha rimarcato che la sua posizione sulla vicenda Platini è quella del comitato esecutivo UEFA, di cui fa parte insieme a Karl-Heinz Rummenigge, auspicando una celere risoluzione della vicenda per fare chiarezza sulla futura elezione del Presidente della FIFA.

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Ha parlato in conferenza stampa anche l’ad Giuseppe Marotta, presente insieme al suo omologo Aldo Mazzia al fianco di Andrea Agnelli e Pavel Nedved. Tanti i temi trattati anche da lui, come quelli delle cessioni di Llorente e Tevez o gli attuali elementi della rosa, da Hernanes a Dybala.

«Non potevamo permetterci il lusso di tenere un giocatore come Llorente, utilizzato poco, a quei costi: questo ci ha portato a risolvere il suo contratto affinchè trovasse una nuova collocazione professionale», ha affermato Marotta. «Nel caso di Tevez abbiamo risposto come era giusto fare alla richiesta di un uomo, oltre che di un grande campione. Non c’è stata dal punto di vista di bilancio una minusvalenza nell’operazione, e abbiamo preso delle prelazioni su dei giovani interessanti. Speriamo che uno di questi possa essere riscattato su valori congrui».

Ad una domanda sui rapporti con il Sassuolo, la risposta del dirigente bianconero è stata questa: «Con una società come quella emiliana nostra competitor in campionato abbiamo fatto tutte delle operazioni interdipendenti tra loro. Ottimi rapporti sono sinonimi di prelazione morale, niente più: Zaza è stato comprato per un valore congruo e di mercato, tanto è vero che sono arrivate richieste di squadre straniere per cifre superiori, nei giorni successivi».

«Il campo è l’unico giudice per la squadra», ha quindi concluso, tirando le somme del momento della Juventus. «Siamo in una fase interlocutoria, bisogna essere prudenti nelle valutazioni ma ottimisti. Crediamo di aver allestito una squadra competitiva composta da talenti, come Dybala, che farà sicuramente molto meglio negli anni prossimi che in questa stagione per la natura del salto compiuto rispetto ad una squadra di provincia. Su di lui non devono ricadere tutte le aspettative dei risultati, ma il suo apporto deve essere continuo, determinante e costruttivo. E’ giovane, e con lui bisogna avere pazienza. Hernanes infine è stato una opportunità di mercato: noi andavamo alla ricerca di un profilo di quella natura. Siamo contenti di averlo preso perché riteniamo il suo apporto possa essere determinante in termini di qualità e di professionalità, e poi è l’allenatore che decide le modalità del suo utilizzo».

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