Grazie Allegri

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Grazie Allegri
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Grazie Allegri

Le strade della Juventus e di Massimiliano Allegri si dividono. Dopo cinque anni e 11 trofei. È doveroso sottolineare subito, e più volte, quanto vinto in questi anni, ma limitarsi al palmares sarebbe riduttivo per raccontare una delle avventure più epiche del calcio. Perché “la Juve di Allegri” finisce oggi, ma rimarrà per sempre nella storia. Una storia che ha contribuito a riscrivere, fin dal primo giorno.

Pensare che tutto nacque all’improvviso, in una notte, tra il 15 e il 16 luglio 2014. La conferma arriva nel primo pomeriggio del 16: la Juventus ha un nuovo allenatore, Massimiliano Allegri. La notizia prende in contropiede tutti, persino lo stesso mister fatica a rendersene conto: «Per me è stato un fulmine a ciel sereno» sono le prime parole della conferenza stampa indetta il giorno stesso. Già in quel frangente svela la sua ricetta: «Risultati, lavoro, rispetto e professionalità». Intendimento che mantiene saldo per i successivi cinque anni, nei quali diventa l’unico allenatore della storia capace di vincere altrettanti scudetti, a cui aggiunge quattro Coppe Italia e due Supercoppe italiane. Cinque anni in cui lascia un marchio indelebile, divenendo il tecnico bianconero con la miglior media punti , 2.41 a partita, e la miglior percentuale di vittorie, 75.5%, in serie A.

I numeri che scandiscono i suoi anni a Torino sono impressionanti tanto quanto l'impronta che riesce a dare alla squadra, stagione dopo stagione. Attraverso le sue intuizioni, presto ribattezzate “allegrate”, quasi in omaggio al suo humor toscano, regala ai suoi uomini nuova consapevolezza, in Italia e in Europa, e stimoli sempre diversi. Ed è attraverso questi che compie capolavori come lo scudetto della rimonta, nel 2015/16, quando in pochi mesi, con 15 vittorie consecutive, ribalta una classifica che ad ottobre vedeva la Juve nella parte destra, e a febbraio la elegge capolista, destinata all'ennesima fuga.

Quella cavalcata valga da esempio, perché sarebbe infinitamente lungo l'elenco delle imprese, delle invenzioni con cui ha cambiato l'esito di tante partite. Per riuscirci non si improvvisa: servono una preparazione rara e un'etica del lavoro esemplare, ma ciò che è davvero straordinario è come Allegri sia invece riuscito a far sembrare ogni successo “semplice”, in pienamente coerenza con la sua filosofia di calcio. Non è stato così, certo, ma oggi che lo salutiamo, è doveroso farlo con lo stesso linguaggio. Grazie Max. “Semplicemente” grazie.

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