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Nicolussi Caviglia si racconta

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Nicolussi Caviglia si racconta
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Nicolussi Caviglia si racconta

Minuto 79 di Juventus-Udinese. L’Allianz Stadium non si ferma solo per applaudire Moise Kean, che lascia il campo dopo una splendida doppietta, ma per accogliere l’esordio in prima squadra di Hans Nicolussi Caviglia, un altro ragazzo classe 2000, che, come l’attaccante azzurro, ha ormai la Juventus nel sangue, e che in quel momento sta completando un percorso in bianconero iniziato all’età di 8 anni. O meglio, che sta facendo il primo passo di un nuovo percorso, ancora più entusiasmante, come ha spiegato lo stesso centrocampista in esclusiva ai microfoni di **Juventus TV**:

«E’ stato il giorno più bello della mia vita – racconta Hans -, lo aspettavo da tantissimo tempo e sono riuscito a guadagnarmelo con tanti sacrifici. Prima dell’ingresso in campo il mister mi ha trasmesso tanta tranquillità, ed è stata bellissima l’accoglienza del capitano; in più, mi fa piacere che il cambio sia avvenuto con Moise, con il quale ho giocato e condiviso tanto fin da piccolo».

«Quel momento – aggiunge il centrocampista - rappresenta un nuovo inizio per me, come si evince anche dal significato della parola ‘esordio’, ossia principio: tenendo conto di tutti gli insegnamenti appresi nel settore giovanile, ora spero di trarre spunto da quelli futuri che le prossime esperienze mi sapranno dare».

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Nato ad Aosta, Nicolussi Caviglia ha ereditato dal padre, guardaboschi, la passione per la montagna, e dal nonno, allenatore (con un passato sulle panchine di Serie C, tra cui quella dell’Alessandria), quella per il calcio, con Johan Cruijff come idolo di riferimento. Non è un caso che nel giorno del suo esordio in prima squadra portasse sulle spalle il numero 41, un omaggio alla 14 resa celebre dal Pallone D’Oro olandese. Il suo è un cammino in bianconero che inizia da lontano e va aldilà del terreno di gioco:

«Dopo 2 anni nella scuola calcio locale, a 8 anni ho fatto un provino con la Juve e ho iniziato dai pulcini, facendo tutto il settore giovanile fino alla primavera. In questi anni – continua il classe 2000 - la Juve non mi ha solo fatto crescere calcisticamente, ma mi ha formato come persona. Ho imparato lo stile Juve e i valori che vengono trasmessi da tutte le persone all’interno della società. La Juventus mi ha permesso di migliorare sotto tutti i punti di vista, anche fuori dal campo».

Una voglia di migliorare che non si ferma mai: «Ho tutto da migliorare, anche negli aspetti in cui sono un po’ più maturo. Ho la fortuna di potermi allenare certe volte con i giocatori della prima squadra, e cerco di imparare da ognuno di loro qualcosa di diverso, perché ognuno è un campione con qualcosa di particolare: per esempio, la dedizione di Bernardeschi e Ronaldo durante la settimana ti colpisce».

E una forma mentis che dimostra tutte le sue qualità: «Come continua il tuo sogno? Con l’allenamento di questo pomeriggio…».

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