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Black & White Stories | Il 2006 di Re David

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Quando si pensa a David Trezeguet viene in mente istintivamente il gol nelle sue svariate forme e ce ne sono talmente tanti che soffermarsi su uno è praticamente impossibile. Nessuno come lui ha estratto il massimo nel gesto essenziale del calcio, nessuno ha vissuto stabilmente in area di rigore con una capacità di trovare i tempi e gli spazi giusti per indirizzare il pallone laddove è impossibile prenderlo.

Se si restringe l'indagine nei suoi confronti e si usa l'ottica cronologica per leggere la sua carriera, è molto probabile che il primo terreno sul quale appuntare l'attenzione sia il 2001-02. Molti i motivi che fanno preferire la stagione nella quale il bomber francese è dichiaratamente titolare, dopo averne trascorse due sgomitando per trovare un posto tra Filippo Inzaghi e Darko Kovacevic, attaccanti dalle caratteristiche fisiche diverse ma dall'attitudine molto simile a occupare la stessa porzione di campo. E poi c'è lo scudetto del 5 maggio, dentro il quale c'è la splendida intesa con Alessandro Del Piero e il titolo di capocannoniere guadagnato con 24 centri (da condividere con il piacentino Dario Hubner, valido esponente della qualificata scuola dei goleador di provincia).

Quattro anni dopo, Trezeguet non si comporta in modo molto differente. Lo certificano i numeri, non molto diversi da quelli del 2002. Sono 29 le reti complessivamente prodotte nelle varie competizioni, che eleggono la stagione che porta al Mondiale tedesco come la seconda nella sua carriera bianconera per prolificità sotto porta. Ed è un exploit rilevante, tenendo conto dei problemi fisici che lo avevano condizionato non poco nel 2005, anche se la rarefazione di presenze e gol poteva tranquillamente venire trascurata prendendo come icona simbolo di quel periodo il suo gol scudetto al Milan, ispirato dalla rovesciata di Del Piero.

Che il secondo anno sotto la direzione di Fabio Capello sia un momento di snodo per David lo si capisce subito alla prima giornata. In Juventus-Chievo è proprio lui a firmare la prima rete del torneo. E lo fa con una torsione aerea su cross di Gianluca Zambrotta che è un tipico gol del suo repertorio: sempre di testa chiuderà il suo campionato a Bari, nel giorno che porterà la Signora a raggiungere il suo scudetto numero 29.

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PAVEL SUGGERISCE, DAVID REALIZZA

Quando si fa una radiografia dei gol di Trezeguet emergono tratti riconoscibili e ricorrenti. David gioca benissimo sulla profondità, anche perché a tu per tu con il portiere mantiene grande freddezza. Non ha bisogno di finte o dribbling per collocare il pallone alle sue spalle, è la precisione nell'inquadrare lo specchio della porta la sua principale modalità d'azione. In tal senso funziona perfettamente l'intesa con Nedved. Con il suo continuo movimento – soprattutto con i tagli che fa in orizzontale – Pavel determina voragini sui quali il compagno francese si fa trovare pronto alla corsa.

E' un gioco di sincronismi perfetti che si vede nelle reti a Empoli (con una conclusione in pallonetto davvero deliziosa), a Livorno o in Champions League in casa con il Werder Brema. Ma l'asse tra i due è perfettamente visibile anche nell'altra situazione abituale che esalta il numero 17, quando il compagno entra in area di rigore e lui riesce a trovare la maniera per smarcarsi e colpire di prima intenzione. Esemplare è la scena che si vede in Juventus-Cagliari, quando Nedved supera la linea dei 16 metri e potrebbe agevolmente battere a rete ma cede al compagno l'incombenza, che per lui più che una responsabilità è un autentico piacere.

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IBRA, ALEX E LA TERZA VIA

Torniamo alla prima giornata. Titolare con Ibrahimovic, David si trova a convivere per forza di cose non solo con una forte concorrenza nel reparto offensivo, ma anche con le insidiose domande del dopo-partita, quando è fatale che ti chiedano cosa pensi del tuo partner di reparto. Non mancano a Trezeguet doti di diplomazia e neanche la consapevolezza che tanto da Zlatan quanto da Del Piero possa trarre suggerimenti utili per segnare a ripetizione. Ma quel che forse non può sospettare all'inizio della stagione – sebbene conosca perfettamente entrambi e il resto della squadra – è che nei 29 gol che metterà a segno saranno solo 2 quelli ispirati dallo svedese e 1 dal numero 10. Prevarrà, infatti, una corposa e frequentata terza via, che registrerà un contributo maggiore da parte per l'appunto di Nedved (7), Camoranesi (4), Vieira e Zambrotta (3). Trezegol dimostra di essere più che mai il centravanti che sa sfruttare il lavoro dell'intera squadra e non la semplice metà di una coppia di attaccanti.

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