Andrea Rampone 4

ANDREA RAMPONE

Due divise, un solo cuore bianconero

Andrea Rampone ha 31 anni e indossa due divise che, in modi diversi, raccontano la stessa cosa: senso del dovere, appartenenza, squadra.
Una è quella bianconera di Juventus One. L’altra, è quella della Croce Verde.

Due ruoli, due mondi, un unico filo conduttore: la voglia di esserci.

Andrea è uno dei giocatori storici del progetto. Fa parte della squadra da quando si chiamava ancora Pinerolo FD, prima che diventasse Juventus One. E non poteva essere altrimenti: lui, che di Juve vive e respira da sempre, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di portare quel logo addosso.
«Quando ci dissero che forse saremmo diventati un’altra squadra, non ci volevo credere. Eravamo a Torino, e io continuavo a ripetermi: non possono non darci la Juve. Quando poi è successo, è stato un sogno che si è avverato.»

Quel sogno, per Andrea, era un punto fermo fin da bambino.
«Sapevo che non sarei mai arrivato ai massimi livelli, in prima squadra: ci riescono pochissimi, 24 su un migliaio. Ma per me l’importante era far parte della Juve, in qualunque modo. Alla fine, ce l’ho fatta.»

A vederlo oggi, sorridente e preciso in tutto ciò che fa, non si immaginerebbe quanto sia stato determinato nel costruire il proprio percorso.
Andrea e il fratello gemello sono cresciuti in una famiglia molto presente e affettuosa, e protettiva.
È stato il calcio ad aprire la strada verso una nuova autonomia.
Giocare, mettersi in squadra, condividere le regole e le responsabilità: tutto è partito da lì.

Andrea è tifoso vero, di quelli per cui il risultato incide sull’umore di tutto il giorno.
Per anni non andava agli allenamenti se la Juve perdeva.
Ora, invece, non salta un allenamento.
Ha imparato che la costanza è più forte del risultato, e che la squadra è anche questo: esserci, comunque.

Fuori dal campo, Andrea ha costruito una vita piena e concreta.
Lavora come autista in un centro diurno, dove accompagna ogni giorno ragazzi con disabilità: li va a prendere a casa al mattino, li riporta la sera. Un ruolo di responsabilità, che svolge con precisione assoluta.
«Mi piace sapere che posso essere utile, che da me dipende qualcosa di importante per gli altri.»

Da sette anni è anche volontario della Croce Verde. Ha iniziato con il servizio civile e non ha più smesso.
Prima il trasporto dei dializzati, poi l’allegato per l’emergenza: più ritmo, più imprevisti, più vita.
«Ogni servizio è diverso, e questo mi piace. Ti tiene sveglio, attento. Non sai mai cosa succederà.»

Da tre anni presta servizio anche all’ Allianz Stadium: durante le partite della Juve, presidia i corridoi, pronto a intervenire in caso di necessità.
Una presenza silenziosa, ma essenziale.
«Quando sono lì, è come se fossi parte dello stadio. Sento di far parte della Juve in un altro modo, e anche questa è una grande soddisfazione.»

Nel suo percorso, la Juve è diventata molto più di una squadra: è un punto di equilibrio.
Il luogo dove il carattere impulsivo di un tempo ha trovato disciplina, e dove la passione si è trasformata in qualcosa di concreto.
In campo o in ambulanza, Andrea sa che la differenza la fa il gruppo.
«Ogni cosa che si fa in squadra, se la si fa bene, porta sempre qualcosa di buono. Il gruppo è fondamentale: se funziona, riesci a fare tutto.»

E oggi, quando indossa la divisa bianconera, lo fa con la stessa responsabilità con cui indossa quella della Croce Verde.
Perché in fondo, che sia in campo o in servizio, Andrea resta sempre lo stesso:
uno che non si tira mai indietro, uno che c’è.