fabrizio idà 3

FABRIZIO IDÀ

Il calcio è la vita

«Il calcio è la vita.»
Fabrizio lo dice con calma, con il tono di chi ha capito che certe frasi semplici contengono tutto.

Per lui il calcio è stato una porta che si è riaperta.
Un modo per tornare a muoversi, a sentire di nuovo il ritmo delle giornate, a ricostruire un equilibrio fatto di impegno e di relazioni.
«Ho scoperto Juventus One sui social. Ho visto le immagini dei ragazzi, e mi sono detto: perché no? Voglio provare anch’io.»

Quel gesto spontaneo, un messaggio inviato quasi per curiosità, è diventato l’inizio di un nuovo percorso.
Ha trovato un gruppo, un posto dove sentirsi accolto e parte di qualcosa.
«Il campo è stato il mio salvagente. Mi ha insegnato a respirare di nuovo, a darmi una direzione.»

Da allora, la sua vita è cambiata in modo naturale.
Oggi Fabrizio lavora come trasportatore, un mestiere che gli piace perché unisce autonomia e responsabilità.
Ha una relazione stabile con una compagna che lo sostiene e lo accompagna, e nella loro casa la normalità è diventata la conquista più grande: una quotidianità fatta di lavoro, piccoli gesti, affetto, equilibrio.
«Ho trovato una serenità che non avevo mai avuto. Ora ho una famiglia, dei ragazzi di cui mi prendo cura come se fossero miei figli. È la mia squadra, anche questa.»

Non sempre riesce a partecipare alle partite o agli allenamenti, perché i turni di lavoro lo portano spesso in viaggio.
Ma il legame con Juventus One resta forte, costante, parte della sua identità.
«Il calcio mi ha dato tanto. Non solo la possibilità di giocare, ma il coraggio di costruire la mia vita. Anche quando non sono in campo, mi sento parte del gruppo.»

La sua storia ha colpito anche gli educatori e i tecnici che lo hanno seguito:
vedere un ragazzo riprendere in mano la propria vita, costruirsi un lavoro, una casa, un affetto, è la conferma che lo sport può cambiare davvero le persone.
E anche chi accompagna questo percorso cresce con loro.
«Questo progetto — raccontano spesso — ci insegna a guardare i ragazzi in modo diverso. A vederli per quello che sono, non per quello che manca.»

Oggi Fabrizio non insegue più risultati o trofei: vive il calcio come un legame profondo, che continua anche fuori dal campo.
Ogni volta che torna ad allenarsi, porta con sé un sorriso tranquillo, quello di chi ha trovato un posto nel mondo.
«Per me il calcio resta la vita. È dove tutto è cominciato, ed è quello che mi ha insegnato a costruire il resto.»