La porta è casa sua
Quando Nunzio entra in campo, sembra tornare a casa.
Cammina verso la porta con passo deciso, sistema i guanti, guarda i compagni e sorride.
Appena il pallone comincia a girare, i suoi occhi si accendono: ogni parata, anche in allenamento, è per lui una piccola gioia.
Gioca come vive — con serietà, entusiasmo e cuore.
Da tredici anni non ha mai saltato un allenamento.
È il portiere storico del gruppo, uno dei primi volti di Juventus One.
Nel tempo è diventato un punto di riferimento, riconosciuto da tutti come “il portiere”, e questa definizione ha un valore speciale: significa che oggi Nunzio è visto per quello che è, un atleta.
Vive in un gruppo appartamento, prepara da solo il borsone, arriva puntuale a ogni seduta e partecipa anche agli incontri nelle scuole.
Quando parla ai bambini, racconta il calcio con la semplicità e la felicità di chi lo ama davvero.
E chi lo ascolta lo capisce subito: in quelle parole c’è qualcosa di autentico, che va oltre il campo.
Il suo sogno, fin da piccolo, era giocare in uno stadio vero.
E quel sogno lo ha realizzato: ha difeso la porta dello stadio di Pinerolo, la stessa che da bambino vedeva solo da lontano.
«È stato bellissimo», dice. «Mi sentivo un portiere vero, uno di quelli che si vedono in TV.»
Ma per Nunzio, la felicità non è fatta di trofei o grandi partite.
Sta nei gesti di ogni giorno: nel suono dei guanti che battono, in un pallone bloccato al volo, nell’abbraccio dei compagni dopo una parata difficile.
È un uomo buono, generoso, sorridente, amato da tutti.
Dentro e fuori dal campo, trasmette serenità e affetto.
Quando gli chiedono se un giorno smetterà, risponde con un sorriso:
«Sarà difficile.»
Perché la porta, per lui, non è solo una posizione in campo.
È un luogo dell’anima.
È casa sua.










