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Accardo: «Questa Juve come un'orchestra di Muti»


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Accardo: «Questa Juve come un'orchestra di Muti»

Accardo: «Questa Juve come un'orchestra di Muti»

Accardo: «Questa Juve come un'orchestra di Muti»


Regalare un emozione a chi con la sua arte riesce a commuovere, non è cosa da poco. E Salvatore Accardo si è emozionato visitando il J-Museum, «ammirando le maglie di tanti campioni e soprattutto vedendo la sala dove sono riprodotti lo stadio e i suoi suoni. Sembra davvero di giocare una partita». Avesse avuto con sé il suo Stradivari, il Maestro avrebbe dedicato al museo bianconero «un pezzo di Paganini, il più grande di tutti», ma questa volta non è stata la musica di Accardo, bensì le sue parole a stregare gli spettatori che ha assistito al primo de “Gli incontri del J-Museum”.

Introdotto da Paolo Garimberti e da Darwin Pastorin, il violinista ha dialogato con il pubblico, raccontando la sua passione per la Juve, nata grazie «ad un cugino cui ero molto legato. Lui era uno juventino sfegatato e questa è stata la mia fortuna, perché tifare Juve vuol dire essere fortunati».

Quello di Accardo per il calcio è un amore viscerale, quasi pari a quello per la musica: «Da ragazzo giocavo in porta - ha ricordato il Maestro – ed ero davvero bravo, tanto che vennero a casa dei dirigenti del Napoli che volevano “acquistarmi”. Dopo la scenata di mio padre non se ne fece nulla... Giocavo di nascosto per ovvie ragioni: per le mai stare in porta era pericoloso. E in effetti, quando vidi il portiere della squadra avversaria rompersi il braccio in un'uscita, mi spaventai e smisi di giocare. Tra il pallone e l'archetto aveva vinto quest'ultimo».

La passione però è rimasta, così come l'amicizia con alcuni dei più grandi bianconeri della storia, come Zoff, «gli dico spesso che paravo più rigori di lui», e Boniperti. Al Presidentissimo, Accardo è legato da un ricordo particolare, una partita che entrambi proprio non riescono a dimenticare: «Era il 57-58, il primo anno di Sivori e Charles. Perdemmo a Torino con il Napoli per 3-1: loro non fecero più di tre tiri in porta, noi credo un'ottantina, ma Bugatti, nonostante avesse 40 di febbre, parò tutto».

Una partita che Accardo ha temuto di rivivere quest'anno: «Con il Napoli dopo 5 minuti potevamo essere sopra di tre, quattro gol, e quando si sbaglia tanto non si sa mai cosa può accadere. Per fortuna è finita in maniera diversa».

Inevitabile concludere con i paragoni tra calcio e musica. Così se per Sandro Ciotti Accardo era il Platini del violino, per il Maestro «Le Roi ricorda Mozart, mentre Sivori è come Paganini. La Juve di Conte mi sembra un'orchestra di Riccardo Muti, affiatatissima, nella quale tutti danno il 110%. Il direttore naturalmente è Pirlo, mentre il violinista direi potrebbe essere Vidal...».

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