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Boniperti e Hurrà Juventus

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Boniperti e Hurrà Juventus
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Boniperti e Hurrà Juventus

Fin dal primo numero, da quando Hurrà Juventus ha ripreso le sue pubblicazioni nel gennaio del 1963, Giampiero Boniperti ne è stato un grande protagonista. In prima persona, scrivendo spesso in qualità di dirigente prima e di Presidente poi. Ed è stato anche al centro di molti ritratti composti dalle migliori firme del mensile bianconero.

Salvadore

L'ESORDIO

Aveva smesso di indossare le scarpette da calcio un anno e mezzo prima. E quando Hurrà Juventus si ripresenta in edicola dopo decenni d'assenza, Boniperti vive da dirigente un momento importante della squadra, che nel 1963 si è laureata campione d'inverno. La sua premessa è doverosa: «Parlarvi della Juventus non può che essermi gradito: la Juventus è stata per me gran parte della mia vita e continua ad occupare gran parte del mio cuore. Per tanti anni ho vestito la maglia bianconera come giocatore e come capitano ed attualmente continuo a vivere da vicino la sorte della mia squadra in veste di Consigliere». Poi, c'è tutto il suo stile comunicativo, la consapevolezza delle difficoltà del campo e quel tipico tratto piemontese nell'invitare a osservare la situazione con la giusta moderazione: «Non esaltiamoci nella vittoria e, per contro, non drammatizziamo le possibili situazioni sfavorevoli che possiamo incontrare nel corso di un torneo tanto lungo e difficile». Il Bonipertismo è già tutto qui.

Boniperti

A PROPOSITO DELLA VITTORIA

La cultura della vittoria della Juventus si è certamente sostanziata e precisata attraverso Giampiero Boniperti. Molto con la nota frase sull'«unica cosa che conta» e ancor più attraverso il continuo raggiungimento di obiettivi che hanno portato il club a primeggiare in ogni competizione e per un lunghissimo periodo. A precisare ulteriormente il concetto c'è un editoriale del dicembre del 1963 a proposito del campionato, il cui titolo sintetizza perfettamente come la società nutra le sue ambizioni: «Noi e lo scudetto: mai sicuri di vincerlo e mai certi di perderlo». Con una fortissima consapevolezza, quella che l'ha portato ad avere grande considerazione per la concorrenza: «Quello italiano è il più difficile campionato del mondo. Lo avevo capito giocandolo, ma soltanto adesso posso dire di conoscere a fondo tutte le sue difficoltà. Non bastava l'esperienza dei campi di gioco, ci voleva il giudizio sereno di chi sta fuori della mischia, fuori come presenza fisica, non come spirito».

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GIOCATORE, PRESIDENTE, TIFOSO

Una foto può racchiudere il fascino dell'essere juventini. Hurrà Juventus nel 1970 pubblica questa bellissima immagine di tre tifosi in tribuna, trepidanti nell'assistere a una gara dei bianconeri. Giampiero Boniperti è in mezzo, vestito elegantemente, tra pochi mesi assumerà la carica presidenziale. Accanto a lui, alla sua sinistra, c'è Ernesto Castano, giocatore che sostiene dagli spalti i suoi compagni e che con Boniperti ha militato insieme dieci anni prima in una Juve mitica. A sinistra, il bambino è Giovannino, «il giovanissimo e simpatico figlio di Umberto Agnelli» scrive Hurrà, il fratello di Andrea, tifosissimo bianconero, a ricordarci che il calcio è una bellissima passione dell'infanzia. Giocatore, Presidente e tifoso: Boniperti è stato tutto questo.

Boniperti

NELLA STORIA

Settembre 1989, Giampiero Boniperti viene ritratto ironicamente insieme a uno dei Presidenti degli Stati Uniti scolpiti nella roccia del monte Rushmore. Il Presidente bianconero, quasi al termine della sua esperienza – ci sarà poi un appendice dal 1991 al 1994, dopo la pausa del 1990 – è per la Juventus ciò che George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln sono nella Storia. Come ha scritto dieci anni prima Vladimiro Caminiti, la Juventus è «fatta a somiglianza del suo presidente».

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LE PAROLE E I FATTI

Nell'ultima parte della sua esperienza dirigenziale, quando assume la carica di Amministratore Delegato, Boniperti torna a dialogare molto con il popolo bianconero attraverso le pagine di Hurrà, proprio come aveva fatto all'inizio. «Tifosi, avete già vinto» è il titolo di un suo editoriale che saluta il voto di fiducia espresso dalla gente, tale da aver portato il club a festeggiare «un primato storico: il record assoluto di abbonamenti». Lo stile non cambia, la comunicazione è in linea con quella di una vita: «Contano i fatti, più delle promesse. Perciò non vogliamo rifugiarci nei proclami. Scegliamo un silenzio costruttivo, unito a tanto lavoro, come deve essere nostra consuetudine». Parole che esprimono la coerenza di un uomo innamorato della Juventus, consapevole che «Non c'è più bel regalo dell'amore dei tifosi».

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