05 giugno 2013
La Juventus saluta oggi uno dei protagonisti della sua storia.
Il legame di Franzo Grande Stevens, che ci ha lasciato il 13 giugno 2025, con la famiglia Agnelli è stato profondo e di lunga durata e lo ha portato ad assumere la carica di Presidente della Juventus nell'agosto del 2003, per poi diventare Presidente onorario insieme a Giampiero Boniperti a partire dal 2006. Franzo Grande Stevens amava definirsi «un Presidente di rappresentanza». Era stato scelto da Umberto Agnelli in un momento particolare, dopo la morte di Vittorio Chiusano: «Il lavoro mi assorbiva molto. Avevo già detto due volte no alla richiesta di Gianni Agnelli. Il Dottore vinse la mia riluttanza, dicendo che dovevo accettare perché era un tributo all'amico scomparso. E io accettai». Franzo Grande Stevens è stato definito l'avvocato dell'Avvocato. Un rapporto andato oltre le ragioni professionali: «Conservo una fotografia, nel mio studio, al Museo risorgimentale, sono con l'Avvocato Agnelli. Era appassionato di tutto, dell'arte e dello sport e della storia risorgimentale, mi interrogava comunque, sempre, anche nei giorni ultimi della sua esistenza».
LA PASSIONE PER LA JUVE
L'interesse nei confronti della Juventus gli era nato con l'arrivo a Torino negli anni '50, trasmessogli proprio dall'amico Chiusano e vissuto «come un semplice divertimento». Nel 2003, nel suo nuovo ruolo, la sua prima uscita pubblica fu nell'appuntamento più juventino che esista, la sfida in famiglia di Villar Perosa, un momento per definire i capisaldi della sua gestione: la massima fiducia nei confronti dei dirigenti; la volontà di occuparsi «delle mie più strette competenze»; la voglia di alimentare la passione in modo molto diretto: «Andrò allo stadio tutte le domeniche». Ai tifosi, che da tradizione estiva vorrebbero colpi spettacolari sul mercato, disse che la Juventus aveva già tanti campioni e la squadra, nel suo periodo di presidenza, ne aggiunse alcuni ad un blocco già molto forte, dominando per due anni di fila sotto la guida di Fabio Capello: «É stato Umberto Agnelli a volerlo», raccontò Grande Stevens, «ci disse che avrebbe fatto una sorpresa alla dirigenza della sua Juventus».

L'EMOZIONE DELLA PRESIDENZA
«Posso dirlo con piacere... sono emozionato»: i lettori di Hurrà Juventus fanno la conoscenza del nuovo Presidente bianconero nel numero di settembre 2003. Definisce così il suo nuovo ruolo: «Mai protagonista individuale, perché sono un Presidente che opera a fianco di abili professionisti». Aggiungendo una valutazione che rivela grande attenzione verso chi è innamorato della Juventus: «Ho grandi sentimenti per gli appassionati, uniti tutti da un qualcosa di religioso. La loro vivace assemblea spontanea mossa dall'affetto per la squadra ha un qualcosa di mistico. C'è fede in tutto ciò. Una storia virtuosa che percepisco in modo intenso. Mi sento portato verso questo traino emotivo, mi sento molto vicino ai tifosi, perchè nel loro gesto spontaneo percepisco il valore dell'amore».

LA MISURA COME STILE
La presidenza di Franzo Grande Stevens si caratterizza per uno stile discreto. Lo spiega benissimo questa sua dichiarazione relativa ai giocatori preferiti, puntualmente emendata da una precisazione che ritiene doverosa: «Zidane è il mio bianconero ideale, il giocatore di maggior fascino. E poi altri, come Platini. Ma non posso sbilanciarmi perché alla Juventus ognuno sa quello che deve fare e quello che deve dire. Ecco, è opportuno non interferire, mai. Non sarebbe cortese». Parole di chi preferisce lavorare senza la luce dei riflettori e per il bene della società – come ha fatto ai tempi della quotazione in Borsa della Juventus, antecedente alla sua presidenza -, fortemente convinto che il calcio abbia proprio bisogno di questa misura, una lezione valida ancora oggi: «C'è un eccessivo protagonismo, il desiderio di essere visibili, di essere riconosciuti più che conosciuti. Non mi piace la volgarità, le polemiche continue. Odio la parola "Io", mi piace di più chi dice "Mi sembra"».