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Juve e UNESCO insieme per un futuro migliore in Mali

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Juve e UNESCO insieme per un futuro migliore in Mali
Juve e UNESCO insieme per un futuro migliore in Mali
Juve e UNESCO insieme per un futuro migliore in Mali

Il primo atto della visita maliana della delegazione bianconera e di quella dell’istituzione delle Nazioni Unite è stato visitare il centro TEMEDT, uno dei progetti possibili grazie alla collaborazione tra Juve e UNESCO nato per permettere alle giovani vittime del conflitto armato di ricominciare una nuova vita.

La crisi del Mali – evento politico senza precedenti nella storia dello stato africano – è iniziata quando gruppi ribelli hanno cominciato ad occupare la parte settentrionale del territorio con l’intenzione di diffondere la legge islamica e liberare i cittadini dall’eredità del colonialismo francese.

Il modus operandi ha previsto l’utilizzo di bambini sia in combattimento, sulla linea del fronte, sia coinvolgendoli in attività belliche come il presidio dei checkpoint, le ronde a piedi e la custodia dei prigionieri.

Alcuni dei minori strappati alle loro famiglie e dislocati a Gao, capitale regionale e città più grande della zona settentrionale, e Timbuctu, centro al confine del deserto meridionale del Sahara, hanno fatto ritorno a Bamako, invocati dalle loro famiglie. Nella capitale, le autorità locali e l’UNESCO lavorano insieme per aiutarli a costruirsi un futuro migliore insieme ai parenti o ai nuclei familiari adottivi.

Timbuctu era originariamente parte dell’itinerario di viaggio della delegazione, ma i recenti fatti violenti e le minacce contro le Nazioni Unite hanno fatto sì che si deteriorassero le condizioni di sicurezza.

Queste due città formano il nucleo del centro TEMEDT visitato ieri dal Presidente delle Juventus Legends, David Trezeguet, e dall’Assistant Director-General for External Relations and Public Information di UNESCO, Eric Falt.

L’iniziativa, nata nel 2006 e resa possibile grazie ai fondi garantiti dal club bianconero, si pone come scopo il reintegro dei bambini più vulnerabili – di età compresa dai 12 ai 17 anni – nella società civile.

Cinquanta minori sono al momento coinvolti nel progetto, mentre in una seconda fase è previsto che si aggiungano ad essi altri 50 coetanei.

Una volta sottratti i ragazzi alle situazioni di pericolo, questi vengono accolti in un ambiente sicuro: si tratta delle prime due fasi di un programma diviso in cinque parti in cui è previsto che imparino a leggere, scrivere e far di conto per un totale di 300 ore (due al giorno) di attività.

Una volta raggiunto questo primo obiettivo, può aggiungersi un piano educativo più tecnico per permetter loro di imparare un mestiere allo scopo di avere una carriera futura come, ad esempio, carpentieri, fashion designer o meccanici.

Lo sport e la cultura giocano anch’essi un ruolo decisivo, come testimonia il programma pedagogico che include calcio, basket e danze tradizionali attualmente in lavorazione e il cui lancio è previsto per luglio.

Trezegol ed Eric Falt hanno avuto modo di saggiare in prima persona la passione locale per la danza non appena giunti al centro TEMEDT, ieri, insieme a Ibrahim Ag Idbaltanat, presidente del progetto, e Ousmane Halle, sindaco di Timbuktu.

Erano presenti per l’evento anche i bambini della scuola calcio locale AS Diamou, che giocano al pallone in un campetto adiacente al centro, i quali non hanno perso tempo e si sono fatti subito autografare le magliette dal campione franco-argentino. Inevitabili, naturalmente, le foto di rito. Ma al centro dell’attenzione non potevano che esserci i ragazzi del centro TEMEDT: Trezeguet e Falt hanno infatti colto l’opportunità per parlare con ciascuno di loro, in privato.

Le atrocità a cui gli occhi innocenti di questi giovani hanno dovuto assistere sono state presto evidenti nel corso del dialogo: nonostante tuttavia permangano indelebili le ferite che il conflitto porta con sé, grande è la speranza di aver già voltato pagina. Per sempre.

Lazare Eloundou, a capo della sezione maliana di UNESCO, ha confermato i progressi svolti fin qui: «La differenza nella vita di questi bambini, riscontrata fin dal giorno in cui sono arrivati qui, è incredibile. Sono trattati con gentilezza e già dopo un paio di mesi è possibile vedere importanti miglioramenti»

Una bambina in particolare ha toccato i cuori della delegazione: una tredicenne portata via dalla propria famiglia e reclutata nei gruppi armati che ha detto di voler sentire le persone parlare solamente di “cose belle”, mettendo così una pietra sopra alle difficoltà vissute da lei e dal paese di recente.

E’ proprio questa la luce in fondo al tunnel che Juventus e UNESCO vogliono far sì che i bambini scorgano, come ha riflettuto Trezeguet al termine della visita. «Parlare con questi ragazzi di persona è stato molto emozionante», ha dichiarato l’ex attaccante bianconero. «Hanno vissuto una situazione delicata e speriamo tutti che il passato sia ormai alle spalle. Hanno sofferto davvero, ma si vede che sono ansiosi di crescere e di chiudere con quanto accaduto una volta per tutte. Siamo fiduciosi di poter continuare a dar loro il nostro piccolo contributo».

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