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Juve in The World | Zurigo

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Zurigo ospita la sede della FIFA e già questo basta per definire la sua importanza nel calcio. Qui si parla il tedesco e più volte si è meritata il primo posto nelle classifiche che misurano la qualità della vita in Europa. Declinata in versione bianconera, la città della Svizzera con il maggior numero di abitanti è nota per un incontro di Coppa dei Campioni giocato nel 1984. Ci sono però anche altri appuntamenti che hanno visto la Signora presentarsi al cospetto di un pubblico che l'ha sempre accolta con grande affetto.

UN SIVORI INCONTENIBILE

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La Svizzera italiana è juventina e interista. Clubs di amici di Sivori o di Herrera sono numerosi nel Canton Ticino. Ma la Svizzera italiana non è la Svizzera degli italiani che vanno laggiù a lavorare. L'altra Svizzera, quella dove si parla tedesco e quella dove si parla francese, ha italiani che sono innanzitutto juventini”. Nel luglio del 1963 Hurrà Juventus offre un reportage sui tifosi bianconeri che in quell'estate hanno visto la squadra del proprio cuore giocare in casa loro. A Zurigo Sivori e compagni hanno disputato due incontri di Coppa delle Alpi, entrambi vinti allo stadio Hardturm. Nel primo è la Roma a subire l'estro di uno scatenato Omar, che con una doppietta regola gli avversari. Nel secondo, contro la squadra locale del Grasshoppers, grandi applausi salutano la prima ora della Juve, che si porta sul 5-1 per poi concedere due reti di consolazione alle “cavallette”. Si ripete così il successo registrato in occasione del primo incontro tra le due formazioni, disputato il 10 giugno del 1935: la Juve del Quinquennio d'oro si aggiudicò la gara per 2-1 e - in leggero anticipo sulla sua “zona” - la rete che fissò il punteggio la segnò Renato Cesarini a 10 minuti dal termine.

Sul mensile bianconero spicca la foto di Omar Sivori all'ingresso sul campo dell'Hardturm. Gustosa è la didascalia che descrive la preoccupazione del Cabezon per la “marcatura” di un insolito avversario: “Non tutti, in Svizzera, fanno il tifo per la Juventus. A Zurigo, ad esempio, i cani poliziotti pare non nutrano soverchia simpatia per i giocatori bianconeri. Per rendersene conto, basta osservare l'atteggiamento del “pastore tedesco” nei confronti di Sivori che sta entrando in campo per giocare la partita contro il Grasshoppers”.

UNA PARTITA PER DUE STADI

1984: i due gol di vantaggio maturati all'andata al Comunale sono un capitale sufficiente per presentarsi a Zurigo per il ritorno degli ottavi di finale di Coppa dei Campioni. Ma il tecnico del Grasshoppers, lo jugoslavo Miroslav Balzevic, carica l'ambiente, pur accreditando ai suoi non più del 20% di probabilità di qualificazione: “La mia forza è galvanizzare. Il primo quarto d'ora sarà terribile per la Juventus: attaccheremo come kamikaze in picchiata verso la porta di Tacconi per segnare un gol che potrebbe capovolgere il pronostico”. C'è, però, un'insidia ambientale a scompaginare i piani. La squadra svizzera sceglie di giocare al Letzigrund, a quel tempo lo stadio dello Zurigo, e l'allenatore sa bene che “ci saranno almeno 15 mila italiani su 27 mila spettatori”. L'arrivo della Juventus è comunque un' irripetibile occasione per gonfiare il volume degli incassi. Nell'impianto del Grasshoppers viene pertanto installato uno schermo gigante che permette di staccare altri biglietti e dare ai tifosi il senso di una vicinanza virtuale ai propri beniamini.

La gara non ha margini d'incertezza sulla qualificazione: dopo 20 minuti i bianconeri in maglia gialla e pantaloncini blu passano con Massimo Braschi. Ne esce fuori una gara “disinibita”, con la formazione del Trap che prevale 4-2 con Beniamino Vignola e Michel Platini (una doppietta per lui) a dare ampia dimostrazione del valore e delle giuste ambizioni europee in crescita match dopo match. “La Juve a Zurigo si diverte nel tiro a bersaglio”, titola il Corriere della Sera del giorno dopo, per la soddisfazione dello stesso Blazevic che si dichiara felice di avere assistito a una prova coraggiosa dei suoi.

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Quella Juve vincerà la Coppa dei Campioni. Sarà poi la Juve che conquisterà la Champions League a tornare a Zurigo nell'estate del 1996 per festeggiare il centenario dello Zurigo con due partite in due giorni. Nella prima i ragazzi di Marcello Lippi superano 2-1 il Bayern Monaco guidato da Giovanni Trapattoni e si vede i due mister salutarsi con affetto nella foto pubblicata da Hurrà. Identico punteggio nel test successivo, stavolta a favore della squadra di casa. Alessandro Del Piero e Nicola Amoruso sono i marcatori contro i tedeschi, mentre ad andare in rete nell'ultimo incontro è Alen Boksic.

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