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2015 e 2016 bianconeri secondo Evra

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2015 e 2016 bianconeri secondo Evra
2015 e 2016 bianconeri secondo Evra
2015 e 2016 bianconeri secondo Evra

In questa frase, raccolta durante l’intervista a Sky Sport e Premium Sport rilasciata a poco più di 24 ore dalla fine dell’anno 2015, c’è tutto Patrice Evra. Esperienza, carisma, carattere da vendere, umiltà al servizio della Signora.

Il campione francese, che dopo gli anni di trionfi al Manchester United ha fatto ritorno in Italia (terra che l’ha visto muovere i primi passi calcisticamente) per continuare a vincere ancora con la Juventus, nel corso della chiacchierata con le due emittenti televisive ha colto l’occasione per fare un piccolo bilancio di questo anno appena trascorso, tracciaando gli orizzonti per il 2016 che verrà.

«Cosa mi aspetto nell’anno nuovo? Ora stiamo andando nella direzione giusta», ha dichiarato il laterale transalpino. «Chiedo più sacrificio e collaborazione da parte di tutti: l’obiettivo si potrà dire raggiunto solo quando saremo Campioni d’Italia per la quinta volta consecutiva. È una cosa che penso dall’inizio, anche anche quando le cose andavano male. La mia linea è sempre la stessa».

Di certo a Patrice non manca l’ambizione. Se veste il bianconero, insomma, è per una sola ragione: continuare a vincere.

«Attenzione però: non dico che la favorita per il titolo sia la Juve. Ma io ci credo, e ci ho sempre creduto. Non bisogna farsi prendere dal panico quando le cose vanno male, né dall’entusiasmo quando vanno bene. Siamo solamente usciti da un momento difficile prima di quanto ci si aspettava, ma ora c’è da correre»

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Questo 2015 è stato intenso per la Juve e anche per lui, a livello personale (leggere il nostro racconto multimediale per credere), ma il bilancio è positivo – nonostante la finale di Champions persa e le difficoltà patite fino a ottobre. «Il momento più bello è stato la semifinale di ritorno contro il Real. Quello meno bello la finale di Berlino. Ci credevo molto, ci siamo andati molto vicini».

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Con la nuova stagione «abbiamo avuto un momento di flessione che stiamo superando, ma non vogliamo fermarci qui», ha detto Evra. «Vogliamo fare vedere a noi stessi, allo staff e ai tifosi che abbiamo tanto carattere».

Per superare il momento duro, soprattutto dopo la sconfitta di Reggio Emilia, sono servite anche le sue indicazioni, sia pubblicamente che tra le mura dello spogliatoio. «Ci siamo parlati», conferma, «E ci siamo detti che non avremmo più accampato scuse: saremmo stati uniti, come una famiglia. Ma il lavoro non è finito qui, è solo l’inizio».

«Abbiamo fatto una riunione per analizzare l’importanza del giocare per questa società e con questa maglia», ricorda nel dettaglio Patrice. «Psicologicamente c’era qualcosa che non andava. Ma ci siamo riuniti, senza più differenze tra anziani e giovani. Anche l’anno scorso dopo il pareggio contro l’Inter in casa e prima della gara di Napoli abbiamo avuto un momento di confronto simile. E da lì andato tutto bene».

Già, lo ricorderete. Una serie di risultati utili consecutivi lunghissima seguì a quella gara, al San Paolo, che già Allegri ebbe ad indicare come la partita della svolta.

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«La vera Juve è quella che vince i campionati», ha proseguito il terzino sinistro. «Possiamo fare qualcosa di grande, ci credo ancora. Ma io sto lavorando nella stessa maniera, perché ora è il momento più sensibile, in cui puoi perdere una partita come quella contro il Carpi all’ultimo minuto. Questo è il momento in cui deve uscire l’orgoglio di quanto abbiamo fatto e sofferto nei mesi passati».

Il discorso è poi passato al prossimo avversario di Champions della Signora, il Bayern Monaco. La sfida agli ottavi, per Evra, è tutt’altro che scontata.

«Come si supera Bayern? Come sa giocare la Juve. L’anno scorso dopo il Dortmund ho detto: andiamo in finale. E la gente rideva. Ma era la verità, e derivava dall’osservazione della nostra organizzazione in campo: sono ammirato per come le squadre italiane sono organizzate. La Juve è una formazione difficile da battere, il Bayern non ha saltato di gioia quando ci ha pescato. Sarà una bella partita, verranno a confronto due stili di gioco diversi. Ma il lavoro alla fine viene sempre ripagato. Non lo so se possiamo vincere, non sono un mago, ma farò di tutto per passare».

Inevitabile quindi, in chiusura, sia una domanda sull’alternanza in fascia con Alex Sandro («a me piace giocare tutte le partite, ma il brasiliano sta giocando bene ed è più importante il risultato, in fin dei conti. Io sono più il presente che il futuro della Juve: viviamo bene e con calma quest’alternanza. Come dicevo a Ferguson, mi riposerò quando finirà la mia carriera) sia una sulle vacanze natalizie appena trascorse. Quesito, questo, che ha permesso ad Evra di raccontare un’esperienza che gli è stata particolarmente a cuore.

«Ho trascorso quattro giorni in Senegal, dove opero con tre orfanotrofi dal 2012 insieme a UNICEF nel quartiere Guediewaye di Dakar», ha concluso Patrice, nato nel 1981 proprio nel paese africano. «Abbiamo iniziato con 20 bambini e ora siamo a 500. Non ringrazio mai abbastanza Dio per darmi l’opportunità di aiutare questi ragazzi che non hanno nulla, e vedere l’operato di chi lavora sul campo, in loco, è stato splendido, così come vedere i bambini che possono giocare a calcio, andare a scuola, mangiare e dormire tranquillamente. Sono ancora commosso, e posso dire che ora ho 500 bambini che mi aspettano in Senegal, e contano su di me. Sono state le vacanze più belle della mia vita».

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