shareholders meeting 2023 18 jan 5

Le parole di Andrea Agnelli e Pavel Nedved

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Le parole di Andrea Agnelli e Pavel Nedved
Le parole di Andrea Agnelli e Pavel Nedved
Le parole di Andrea Agnelli e Pavel Nedved

ANDREA AGNELLI

Buongiorno a tutti, oggi 18 gennaio 2023, alle ore 10 iniziamo i lavori assembleari. Io assumo la presidenza dell’assemblea ai sensi dell’articolo 12 dello statuto sociale.

E prima di iniziare i lavori tengo a dirvi che nel corridoio dello spogliatoio, qui sotto, ci sono le foto dei capitani della Juventus. Da Carlo Bigatto a Rosetta, fino a Buffon e Chiellini, che sono stati gli ultimi due. Negli ultimi giorni abbiamo perso due capitani della Juventus, che hanno la foto nello spogliatoio, Ernesto Castano e Gianluca Vialli.

E quindi chiederei a tutti di alzarvi in piedi e rispettare un minuto di silenzio in loro memoria.

Ho qui con me il vice presidente, Pavel Nedved, che è stato vice presidente della Juventus e consigliere dal 2010. Con me ha seguito tutto questo percorso, quindi, Pavel, ti lascio la parola.

PAVEL NEDVED

Grazie Presidente.

Buongiorno a tutti. Non ho parlato spesso in questa assemblea, ma oggi mi sembra doveroso salutare e ringraziare tutti voi. Questa giornata conclusiva della mia esperienza alla Juventus arriva dopo un percorso durato vent’anni. Ero giovane calciatore e sono diventato un dirigente di mezza età. Ogni momento della mia vita juventina meriterebbe molti ringraziamenti. Nel 2001, quando sono arrivato, ho potuto adattarmi con tranquillità a questa nuova realtà, grazie al sostegno dei dirigenti. E soprattutto grazie alla fiducia del Dottor Umberto e di Donna Allegra, che si sono comportati con me come una famiglia. Grazie a loro ho potuto capire questa città e soprattutto questo Club, che non è solamente uno dei più importanti e più amati del mondo, ma anche un onore per chiunque possa rappresentarlo, in campo o dietro una scrivania.

Avevo smesso di giocare da pochi anni quando gli azionisti di questa Società il cui riferimento è la famiglia Agnelli da quasi un secolo, mi hanno chiesto nel 2010 di entrare in consiglio di amministrazione.

I primi anni di apprendimento sono stati per me una grande scuola. Ho potuto relazionarmi con grandi professionalità e con dirigenti di altissimo livello. Ogni giorno ho potuto imparare qualcosa e ho avuto occasione di dare con grande libertà il mio contributo.

Poi sono diventato Vice Presidente, ovviamente sono molto orgoglioso di questo incarico, che è un grande onore ma anche un’attività. Un lavoro quotidiano, fatto di riunioni, di incontri, di discussioni e di parole. Ma soprattutto di passione. Senza quest’ultimo elemento non ce l’avrei mai fatta. E non mi è mai mancata, dal primo giorno di allenamento al Comunale fino ad oggi, in questa sala.

Alla fine, grazie a lei, Presidente. Grazie a te, per la nostra amicizia, anche fuori dal lavoro. Penso soprattutto alle nostre partite del giovedì, in cui ci divertivamo, giocavamo, litigavamo, discutevamo. Dove però si è rinforzato il nostro legame, la nostra unione. Quella che per me è stata determinante per il nostro lavoro.

So quanto tu ami la Juventus, quanto hai lavorato, quanti sacrifici hai fatto per la Juventus. E quanto sei stato leader, per tutti noi, capace di guidare questa Società.

È stato un onore stare al tuo fianco. Un onore grande.

ANDREA AGNELLI

Grazie Pavel, sono parole importanti quelle che hai speso.

E quindi andrei direttamente alla seconda riga degli appunti che mi sono preparato per questo discorso di oggi, perché oggi è un piacere diverso e particolare per me accogliervi tutti quanti all’Allianz Stadium, in casa nostra.

Oggi è particolare perché non posso, e verosimilmente non voglio, nascondere l’emozione che mi anima e che ci anima. Si chiude un capitolo della storia della Juventus, un capitolo mio e di Pavel, personali, di quasi 13 anni. Un capitolo che evidentemente in questo momento facciamo fatica a leggere e rileggere.

Vorrei dare un senso e cercare di inquadrare anche quella che è stata l’attività di questi anni, la mia personale e alcuni dei risultati principali della Juventus.

Il mio lavoro è sempre stato essenzialmente quello di cercare di comprendere il contesto e indicare la direzione strategica della Società, la parte fondamentale per cercare di indirizzare quelle che sarebbero state poi le operazioni.

Quindi quando parliamo di calcio, e di che cosa parliamo in realtà? Spesso ci si riduce a parlare di quella che è stata l’azione sul campo, il gol, il fuorigioco, dato o non dato. Ma il calcio non è questo. Il calcio fa parte dell’industria dell’intrattenimento, fa parte del settore dello sport, ed è la principale attività all’interno dello sport.

Quando parliamo dell’industria dell’intrattenimento parliamo di un’industria di 750 miliardi che, è evidente, comprende il gaming, gli sport, la musica, musei, teatri, di quello che facciamo noi nel nostro tempo libero, l’intrattenimento.

Quando parliamo dell’industria dello sport parliamo di un’industria di 140 miliardi. E quando parliamo del calcio parliamo di un’industria di 43 miliardi. Quindi, sì, è giusto parlare del gol dato o del gol non dato o del fuorigioco, però stiamo parlando di un’industria di queste dimensioni.

E poi guardo, per cercare di capire quali sono le soluzioni più idonee per la nostra industria. Adesso alcuni dati da parte degli investitori istituzionali: da gennaio a settembre del 2022 hanno investito 30 miliardi, dopo aver investito 50 miliardi nel 2021, inseguendo evidentemente, questi investitori istituzionali, delle opportunità che sono sedimentate all’interno del nostro settore.

Siamo media, abbiamo contenuti, e i contenuti oggi sappiamo perfettamente che sono strategici per il successo dei distributori. Abbiamo delle enormi fanbase, specialmente i principali club. Abbiamo evidentemente delle carenze di governance. Poi, oltre alle opportunità sedimentate, abbiamo una serie di opportunità che sono quelle definite opportunistiche, arbitraggi, o evidentemente carenze finanziarie.

Solo lo scorso anno abbiamo visto transazioni in M&A per quanto riguarda i principali club, il Chelsea per 3 miliardi, il Milan per 1,2 miliardi, il Newcastle per 340 milioni, il 47% dell’Atalanta per 237 milioni, il 22% del Leeds per 57 milioni.

Sono numeri che fanno riflettere.

Ma secondo me fa ancor più riflettere chi sono gli acquirenti di questi club. Abbiamo un consorzio di Boehly e Clearlake per quanto riguarda il Chelsea; abbiamo Redbird per quanto riguarda il Milan; abbiamo un fondo sovrano, PIF, per quanto riguarda il Newcastle; abbiamo un consorzio diretto da Pagliuca per quanto riguarda l'Atalanta; e abbiamo un investitore americano di San Francisco 49ers sul Leeds.

Poi guardiamo le operazioni che vengono svolte sulle Leghe. La Liga in Spagna ha raggiunto un accordo per la cessione dell'8% su 50 anni per 2 miliardi, valorizzando la Liga a 24 miliardi; LFP Ligue in Francia, 1,5 miliardi per il 13%, valutata e valorizzata 11 miliardi e mezzo. Entrambe le operazioni fatte da CVC.

In serie A, dopo l'approccio fatto da CVC stesso, che è stato gestito a cavallo del 2020-2021, abbiamo ricevuto altre due letter of intent nell'autunno di quest'anno; la Bundesliga sta valutando una serie di operazioni per la cessione della parte internazionale del 20%.

Questo per quanto riguarda l'attività di M&A.

Stiamo assistendo a un fenomeno in fortissima espansione che è la Multi-club Ownership; siamo partiti dal City Group, che conosciamo, che ormai contempla la proprietà di 11 club, ultimo in Italia il Palermo; vediamo Red Bull che ha 5 club; abbiamo Bolt Ventures con 5 club in Europa e uno in America; RedBird che oggi ha 3 club; e Seven Seven Seven, i proprietari del Genoa, che oggi hanno 4 club in Europa.

Quindi stiamo assistendo a un nuovo fenomeno di Multi-club Ownership. E poi abbiamo le recentissime speculazioni di cui non abbiamo dati certi, ma abbiamo letto di un ex partner di Goldman Sachs che sta mettendo insieme un fondo da un miliardo da investire nel calcio. E stiamo vedendo l'interesse da parte di QSI, il fondo sovrano proprietario del PSG, per acquisire un club in Premier League.

Adesso a me viene da fare un commento un po' banale: io non penso che tutte le persone che ho citato in questo momento siano associazioni o NGO. Ci deve essere evidentemente qualche interesse all'interno di questo settore. Quindi a questo forte interesse da parte di investitori istituzionali, a mio giudizio non c'è una vera e propria risposta da parte dei governatori, nostri regolatori, che non si sono evoluti e continuano a non cogliere la differenza tra un gioco e un'industria. 

Differenze che oggi si stanno evidentemente sottolineando sempre di più, ma io cerco di fare un passo indietro, di non guardare quello che succede nel gennaio 2023 ma a pensare a quelle che erano le analisi e le soluzioni che venivano proposte quando io ero parte del sistema, quando io ero dentro al sistema. Io ero Presidente dell'ECA ed ero membro del Comitato Esecutivo della UEFA.

L'analisi in quel momento era evidente. C'era una insostenibilità del sistema, una non profittabilità da parte dei club, che poi sono i veri portatori del rischio imprenditoriale, perché chiunque altro all'interno della nostra industry non ha i rischi che hanno i club; una polarizzazione verticale e orizzontale, quindi campioni che si ripetono in diversi campionati e una polarizzazione verticale di interesse su due competizioni specifiche; meccanismi di accesso, che non è più un accesso per merito sportivo, ma è un accesso alla distribuzione delle risorse finanziarie estremamente rischiosi - e si coglieva già all'epoca, e ci sono studi che lo certificano – per la disaffezione da parte dei tifosi.

Spesso su questo punto siamo stati criticati: io devo dire che mi ha fatto abbastanza effetto leggere nella proposta di riforma del campionato di Lega Pro da parte dell'ex Presidente Ghirelli che in serie C in Italia si parli di disaffezione dei tifosi. Quindi evidentemente non è solo una scusa per cambiare le competizioni ad alto livello, ma anche chi gestisce il livello intermedio si sta accorgendo di questo.

La proposta all'epoca era la creazione di un ecosistema per la crescita del calcio a livello europeo che creasse un sistema di Leghe, quindi di promozioni e retrocessioni all'interno delle competizioni internazionali, aumentasse la stabilità, mantenesse comunque una parte di accesso alla Leghe domestiche, mantenesse questa simbiosi tra i campionati domestici e le competizioni internazionali. Mi viene però comunque uno spunto: quando uno guarda al campionato italiano da quando è una Lega unica, dal 1929 ad oggi, quindi quasi cent’anni, in Italia hanno giocato in serie A solamente 68 squadre, e alcune di queste veramente di passaggio, una toccata e fuga.

Quindi in questo ragionamento di accesso e di promozione e retrocessione, ricordiamoci che quando parliamo sulla serie A, in cent’anni abbiamo avuto solo 68 squadre. Un sistema che fosse aperto a tutti, e quindi se volessimo costituire oggi, noi qui in questa sede, una nuova società sportiva, poter ambire ad accedere alla competizione principale, e quindi evidentemente basata su meriti sportivi.

Queste analisi e queste proposte venivano proposte dall'ECA e la UEFA assieme nella primavera del 2019. Non è mia intenzione qua ricordare cos'è successo subito dopo. Non si è andati avanti con la proposta, ma ciò non toglie che le analisi rimangano valide ancora oggi. 

C'è stato il Covid e tutto quello che ne è susseguito, e oggi non vorrei toccare la parte del Covid. 

Quello che mi viene da pensare e che vorrei condividere oggi è che se io, personalmente adesso, avessi voluto mantenere una posizione privilegiata, quindi mantenere la mia carica di Presidente dell'ECA, mantenere il mio ruolo all'interno del Comitato Esecutivo UEFA, mantenere a quel punto il mio ruolo anche di consigliere della Federazione Italiana Giuoco Calcio, evidentemente non avrei preso le decisioni che ho preso nell'aprile del 2021. Invece credevo e credo tuttora che il calcio europeo abbia bisogno di riforme strutturali per affrontare il futuro, altrimenti rischieremo una continua, costante, inesorabile decrescita dello sport, del calcio, a favore di un'unica Lega dominante, che è la Premier League, che nel giro di pochi anni attrarrà tutto il talento del calcio europeo all'interno della sua Lega, marginalizzando completamente le altre Leghe, siano esse la Bundes, la serie A, la Liga, Ligue, le altre sono già marginalizzate.

Però mi sembra evidente che i regolatori attuali non abbiano nessuna voglia di ascoltare e affrontare i problemi dell'industry, preferendo mantenere la loro posizione di privilegio. Sono il regolatore, sono l'operatore commerciale monopolista, detengono a livello europeo ed internazionale la funzione inquirente e giudicante del sistema di giustizia autoistituito e sono i gatekeeper della competizione.

Da questo punto di vista l'auspicio è che la Corte di Giustizia Europea, che è chiamata ad esprimersi sulla posizione di monopolio dell'UEFA, riconosca lo sport professionistico ad alto livello come un’industria.

Ricordiamoci che sono chiamati ad esprimersi sulla possibilità della libera concorrenza in Europa e l'abuso di posizione dominante, sempre in Europa.

Le argomentazioni che sento rispetto a questo parlano sempre della specificità dello sport, quindi l'art. 165 del Trattato dell'Unione Europea, che parla di riconoscere questa specificità allo sport, strutturata su base volontaria. All'interno dell'Unione Europea il fatturato diretto e indiretto del calcio, non dello sport, è di 55 miliardi e occupa 700 mila persone. Quindi a me sembra che l'art. 165 del Trattato dell'Unione Europea per lo sport professionistico di alto livello, che è diverso dalla gestione della base, sia da prendere seriamente in considerazione e di questo, appunto, auspico che questa sentenza possa aprire la strada a una gestione diversa dello sport internazionale. 

Tengo personalmente sempre a ringraziare il Real Madrid e il Barcellona che assieme alla Juventus hanno avuto il coraggio di andare incontro a quelle che erano le minacce, le sanzioni che venivano inflitte da UEFA, o minacciate da UEFA, sempre nella primavera del 2021, in base a cosa? All'art. 50 del proprio statuto e quindi che “no combinations or alliances may be formed without the permission of UEFA”, cioè noi saremmo stati sanzionati perché ci saremmo ritrovati in una stanza a pensare a un futuro migliore senza essere stati pre-autorizzati dalla UEFA.

Ecco, questo è molto di quanto io mi sono occupato in questi anni e siamo a pochi giorni da un possibile cambio. In questi anni c'è stata, voglio dire, anche tantissima attività che è stata svolta all'interno della Juventus ed è stata svolta con grandissimo orgoglio.

Ci sono un paio di elementi che mi piacerebbe ricordare, che è stato lo sviluppo immobiliare della nostra Società, e quindi tutti quelli che sono stati gli investimenti diretti e indiretti per circa 400 milioni nell'ultimo decennio, che comprendono lo stadio dove siamo, la nostra sede, il JTC, il J Medical, il J Museum, i negozi in giro per l'Italia, il J Village, Nordiconad e i miglioramenti su Vinovo. Quindi sono stati degli investimenti veramente importanti.

Uno dei risultati è stata la creazione del nostro logo, che ci pone veramente in una nuova dimensione da questo punto di vista e ha dato una svolta rispetto a quella che era l'iconografia dell'immagine dei club a livello globale. Quindi, dal mio punto di vista, aver avuto il coraggio di prendere questa decisione è stato qualcosa che trarrà i suoi frutti nel tempo e darà un'ampia riconoscibilità a quello che è il club, a chi non è un sostenitore di calcio, perché ti dà la possibilità veramente di lavorare, estendere il marchio in diversi ambiti. 

C'è stata la gestione di situazioni complesse, penso al calcioscommesse sui tesserati Juventus all'inizio degli anni '10; penso all'inchiesta Alto Piemonte; penso all'inchiesta Last Banner; penso all'ultima inchiesta, Prisma. Sono tutte gestioni complesse che sono state gestite, alcune delle quali dovranno essere gestite nei mesi a venire.

I risultati sportivi evidentemente sono motivo di grandissimo orgoglio, nella prima squadra, la creazione delle Women e i risultati sportivi che hanno ottenuto in questi anni. E poi soprattutto, da parte mia, quello che sono i risultati della Next Gen, la vecchia Under 23. Un trofeo l'hanno portato al museo, che è stata la Coppa Italia di categoria tre anni fa. Stanno dando il loro frutto rispetto all'inserimento di talenti all'interno della prima squadra e, a mio giudizio, con perseveranza, con dedizione e con passione possiamo ragionevolmente ambire ad avere il 50-60% della rosa della prima squadra che arrivi dal nostro settore giovanile nell'arco di 5-8 anni, con evidenti grandi benefici sia in termini di investimenti che in termini di retribuzione al personale tesserato, mantenendo la competitività sia a livello nazionale che internazionale. 

Ma quanto vi ho appena esposto non sarebbe evidentemente stato possibile senza il contributo di tutte le donne e di tutti gli uomini della Juventus in questi anni.

Io vorrei ringraziare Alessandro D'Angelo, Maurizio Bertoli e tutto lo staff del magazzino, Maurizio Arrivabene, Beppe Marotta, Aldo Mazzia, Domenico Mendolia, Fabio Paratici, Javier Ribalta, Pablo Longoria, Giovanni Manna, Tognozzi, Scaglia, Gianni Rossi, Federico Cherubini, Marco Re, Stefano Bertola, Vincenzo Ampolo, Caterina Barzan, Federico Furfaro, Giovanni Reggiori, Claudio Albanese, Cesare Gabasio, Stefano Cerrato, Michele Bergero, Jean-Claude Blanc, Francesco Calvo, Francesco Gianello, Greta Bodino, Fabio Tucci, Stefano Braghin. I mister e i loro staff: Joe Montemurro, Rita Guarino, Gigi Del Neri, Maurizio Sarri, Antonio Conte, Massimiliano Allegri e Andrea Pirlo, Alberto Mignone, Riccardo Abrate, Alessandro Sorbone, Sergio Spinelli, Enrica Tarchi, Riccardo Coli, Gabriella Ravizzotti, Cristina Demarie, Federico Palomba, Elisabetta Cravero, Francesco Roncaglio, Paolo Garimberti, Antonio Canese; tutta la Telecontrol per la sicurezza che ci ha dato, Tiziana Di Gioia, Mike Armstrong, Luca Adornato, Silvio Vigato, Giorgio Ricci; Paolo Piccatti e Roberto Spada come miei due Presidenti del Collegio Sindacale; Dina Moschillo, Fulvia Moscheni, Alessandra Borrelli, Stefania Dulio, Daniele Lunazzi, Edoardo Bandini, Martino Rimondi, Alberto Pairetto, Luca Conte, Riccardo Scaletta, Matteo Stasi, Francesca Zerbino, Claudia Mijno, Lella Guillaume, Fabrizio Tencone, Luca Stefanini, Riccardo Agricola, Nikos Tzouroudis, Marco Freschi, Paolo Cavalli, Fabio Tenore, Gianluca Stesina, Andrea Causarano, Claudio Rigo, Marcello Magro, Gigi Chiappero, Maria Turco, Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio, Alessandra Zanello, Cristiana Civita, Andrea Maschietto; i miei capitani: Alessandro Del Piero, Gigi Buffon, Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci e Danilo. Matteo Fabris, Giorgia Spinelli, Raffaella Masciadri, Marco Albano, Alessandro Sandiano, Marco Fassone, Ben Tavener, Gigi Milani, Elisa Miniati; le mie capitane: Sara Gama e Cecilia Salvai; Claudio Leonardi, Paolo Morganti, Massimo Cosentino, Marco Patania, Marco Storari, Maurizio Lombardo, Ciccio Grabbi; i mister dell'Under 23: Massimo Brambilla, Paolo… i mister delle giovanili, scusatemi, Brambilla, Montero e Panzanaro, Gianluca Pessotto e evidentemente, ultimo ma non ultimo, il mio vice presidente Pavel Nedved. 

- Applausi - 

Questa è una lista che non può essere esaustiva e sicuramente qualcuno l'ho dimenticato, e quel qualcuno che ho dimenticato sappia che a tutti quanti, anche quelli che ho dimenticato di citare, hanno il mio più profondo senso di gratitudine per questi quasi 13 anni. 

L'ultimo elemento è stato il piano triennale che abbiamo approvato nel giugno del 2022, che si chiamava “Path Qualibility” e che si fondava su cinque pilastri fondamentali: uno finanziario, uno gestionale, uno sportivo, uno legato agli ESG e uno politico, che vedevano in ognuno di questi pilastri la piena responsabilità dei dirigenti responsabili delle singole aree, perché sono loro le persone, quelle che ho citato, che hanno la responsabilità operativa della Società. 

Una responsabilità operativa che cade all'interno di una reale complessità di gestione di una società come la Juventus. Perché è una società di media dimensione, quotata in borsa, con diverse linee di business: hotel, retail, stadio, sponsorizzazioni e digitale.

È evidente che non possiamo avere delle competenze profondissime su ogni linea di business, ma qua cerchiamo di fare veramente tanti business diversi all'interno di un'unica società. E quindi questo è il grandissimo risultato che tutte queste persone hanno ottenuto in questi anni. 

Scivolerei velocemente a quella che è l'ultima parte di questo discorso, che è una parte più mia e personale. 

Avendo chiuso una parte così importante della mia vita, la mia volontà è esattamente quella di poter, alla conclusione di questa assemblea, voltare pagina e trovarmi con una pagina bianca davanti da poter riaggredire, riaffrontare con entusiasmo e passione. Evidentemente, questo, dopo qualche giorno di vacanza. Quindi è stata una mia decisione personale che, con le assemblee delle società quotate alle quali io partecipo come consigliere, farò un passo indietro, e questo è stato fatto d'accordo con John Elkann, con il quale il mio rapporto rimane assolutamente strettissimo su quella che è la condivisione dello sviluppo strategico del Gruppo, con Ajay Banga e con Carlos Tavares. Ma questa è stata una mia richiesta, perché dopo un periodo così intenso la mia volontà di poter affrontare il futuro come una pagina bianca, libera e forte, e quindi un passo indietro da parte delle società quotate lo reputo indispensabile per avere una libertà di pensiero, una libertà intellettuale che altrimenti non avrei. 

L'ultimo elemento, che sono le persone verosimilmente più importanti, che sono mia moglie Deniz e i miei bambini, Baya, Giacomo, Mila, Livia e Vera, sono stati la parte fondante sulla quale io mi sono potuto appoggiare per ottenere quello che abbiamo ottenuto e assieme cercheremo di aprire un nuovo capitolo.

Qua io non posso che citare le parole che Deniz ha speso per me in un post che era a mia insaputa, ormai a fine novembre, e che non vedo l'ora di incominciare con lei e non vedo l'ora di vedere cosa ci riserverà il futuro.

Siamo consapevoli che uno di fianco all'altro lo creeremo migliore di qualsiasi aspettativa. Ti amo.

Fino alla fine. Grazie.

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